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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 10:19.
Basterà la mossa di tagli alle spese militari decisa da Obama per rimettere i conti in ordine? Non pare proprio. Senza contare che il numero delle vittime dei combattimenti in Afghanistan e Iraq sono sì scese, sostituite però da costosi droni (aerei senza pilota) che hanno fatto esplodere di nuovo i costi delle operazioni. Più tecnologia, vuol dire più costi (e commesse più ricche). Inoltre le entrate fiscali languono. Il tasso di prelievo è il più basso tra i grandi paesi Ocse, e il debito è a livelli pericolosamente elevati anche per un paese ricco e dinamico come l'America.
IL CASO ENRON, CAMPANELLO D'ALLARME
Il 3 dicembre 2001 la Enron fa bancoratta che all'inizio vengono calcolati con debiti da 13,2 miliardi di dollari e oltre 2.500 creditori. Alla fine della vicenda il buco causato dal collasso della Enron, la settima multinazionale Usa all'epoca, è stato uno dei maggiori della storia finanziaria statunitense: il valore di bilancio degli asset interessati nel collasso patrimoniale era di 63,4 miliardi di dollari. Il ciclone naturalmente si abbatte sulla borse di tutto il mondo causando perdite ingenti ai risparmiatori e fondi pensione. Il titolo Enron dall'apice raggiunto ad agosto 2000 a 90 dollari (con capitalizzazione di 65,5 miliardi di dollari), crolla dopo la scoperta delle frodi fino a pochi centesimi. Enron è il campanello d'allarme degli effetti perversi della deregolamentazione selvaggia nel settore energetico e finanziario, ma nessuno lo ascolta.
LA INTERNET BUBBLE
Nel marzo 2000 esplode la bolla di internet che viene rapidamente assorbita ma l'attacco alla Torri darà l'opportunità alla Fed di inondare di liquidità i mercati, una mossa che poi avrebbe fatto esplodere la bolla immobiliare, una vero cataclisma sistemico da cui l'America non si è ancora ripresa. Nel 2001, in reazione alla debolezza congiunturale, Alan Greenspan, il maestro come veniva osannato allora da tutti i critici ed economisti, porta i tassi sui Fed funds dal 6,5 al 3,5%. Poi li riduce di altri 50 punti base, al 3% e a ottobre si va al 2,5% fino ad arrivare nel giugno del 2003 all'1%. La Fed mette così le basi per la bolla immobiliare e al rischio deflazione alla giapponese. Un mondo descritto dal premio Nobel Paul Krugman, dove l'economia langue, la politica monetaria ha spuntato le armi dopo i Quantitaive easing 1 e 2 e la politica fiscale troppo timida rischia di far sprofondare l'economia nella stagnazione se non nella recessione.
LA MELA AVVELENATA DEI MUTUI SUBPRIME
I tassi di interesse bassi e la volontà politica da parte soprattutto dei democratici di dare una casa a tutti con le agenzie pubbliche poi fallite, Fannie Mae e Freddie Mac, anche a chi non avrebbe mai potuto ripagare i mutui, fanno il resto. In realtà i mutui subprime, che si sposano con i derivati e la ripartizione del rischio, vengono infarciti in altri prodotti finanziari, come delle salsicce, spesso etichettati da funzionari compiacenti con rating tripla A. Una bomba ad orologeria nascosta nei bilanci. A questo si aggiunge il proprietary trading delle grandi banche «to big to fail», troppo grandi per poter fallire, che espone gli istituti a forti profitti (spesso dirottati sui bonus ai top manager) e ad altrettanti forti perdite, frutto avvelenato della deregolamentazione del sistema bancario, inziata da Ronald Reagan, che rompe gli argini tra banca commerciale e banca d'investimento. Inutilmente Paul Volcker, 82 anni, l'ex banchiere centrale della Fed, chiede il ritorno al passato. Volcker propone di tornare alla divisione fra banche commerciali e banche d'affari introdotta negli Stati Uniti con la legge Glass-Steagall del 1933, in pieno New Deal di Franklin Delano Roosevelt. Volcker successivamente proporrà nel 2010 la Volcker Rule, che consiste nel «divieto per le banche di possedere, investire o sponsorizzare hedge fund, fondi di private equity o attività di compravendita titoli finalizzate al proprio profitto e non legate ai servizi da fornire ai clienti». Con un successo parziale per via delle forti resistenza di Wall Street. Intanto nel 2008 inizia a mordere la crisi: la Bear Stearns fallisce e finisce in vendita a JPMorgan mentre il 15 settembre 2008 fallisce a sorpresa Lehman Brothers, che getta il mondo finanziario sull'orlo del baratro.
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