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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2012 alle ore 16:53.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2012 alle ore 16:58.

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Enrico Musso e Marco Doria (ImagoEconomica)Enrico Musso e Marco Doria (ImagoEconomica)

Due professori di economia in corsa per una città il cui indebitamento pubblico pro capite è tra i più alti d'Italia. Pronti a dar voce al bisogno di Genova di reinventarsi, a partire dalla capacità di attrarre investimenti e di trattenere i giovani che a lavorare (spesso anche a studiare) vanno altrove. Marco Doria, sostenuto dal centrosinistra, è pronto a raccogliere la (difficile) eredità lasciata da Marta Vincenzi. Enrico Musso, che sfidò il sindaco uscente già nel 2007, ora candidato da una lista civica sostenuta dai centristi, crede nella rimonta (oltre 80.000 voti dopo il primo turno lo separano dallo sfidante).

A spaventare Genova ora non è più solo la crisi, c'è anche il terrorismo. Dopo l'attentato all'ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, rivendicato dalla Federazione Anarchica Informale, è tornato lo spettro degli Anni di Piombo. Marco Doria e Enrico Musso hanno entrambi partecipato, a tre giorni dal voto, alla manifestazione contro il terrorismo promossa da istituzioni e sindacati. E, durante gli ultimi giorni di campagna elettorale, sono stati a rendere omaggio alla statua di Guido Rossa, operaio e sindacalista Fiom-Cgil della Italsider di Genova Cornigliano assassinato dalle Br nel 1979.

Per rilanciare il ruolo di Genova nella grande industria Marco Doria conta - come scrive nel suo programma - «di operare scelte urbanistiche opportune», individuando «le aree utili e in particolare sostenendo le riconversioni delle aree dismesse», ma pensa anche a «un attento marketing, una vera e propria promozione del territorio». Che occorra «mutare radicalmente l'atteggiamento dell'amministrazione verso l'impresa, attuando una forte semplificazione», lo dice anche Enrico Musso. Che lamenta, da parte dell'amministrazione uscente, la mancanza di «una reale strategia per destinare le aree dismesse a nuove attività produttive». Il fatto che non ci siano «incentivazioni, né sugli oneri di urbanizzazione e nemmeno sul regime fiscale» ha «effetti fortemente depressivi sull'occupazione».

Anche su come uscire dalla situazione di indebitamento pubblico del comune i due candidati hanno ricette diverse. Musso punta all'alienazione del patrimonio pubblico «in larga misura utilizzato malissimo» e che «spesso viene locato a canoni irrisori sulla base di situazioni antichissime che non vengono aggiornate». Doria invece vuole valutare l'opportunità della costituzione di un Fondo immobiliare di sviluppo municipale, che «permetta l'immediata emersione di attivi patrimoniali comunali». E pensa a Bond di scopo per il finanziamento di specifici investimenti.

Quanto alle partecipate la sfida per Doria è trovare un assetto societario e una modalità di gestione in grado di coniugare la sostenibilità economica con un elevato standard di erogazione del servizio. Il candidato del centrosinistra pensa a «un forte potenziamento della struttura comunale a cui deputare il controllo delle partecipate» che comprenda una competenza di giunta dedicata. Musso le considera «troppe e gestite per lo più in modo inefficiente». L'articolazione societaria, dice «è abbastanza disorganizzata» e «complessivamente le società comunali pagano più di 14 milioni di euro di tasse all'anno che potrebbero in larga parte non essere dovute se le società venissero riunite sotto una holding, in modo da riportare gli utili sotto un unico ombrello».

Tra le partecipate la situazione più delicata è quella dell'azienda di trasporto «ha una perdita di circa 36 milioni di euro e deve anche restituire una put option al socio francese, entrato nella gestione precedente a quella del sindaco uscente, e che adesso ha utilizzato la possibilità di recesso», sottolinea Musso. Che per sanare la situazione pensa a «una efficace lotta all'evasione attraverso il biglietto elettronico».
Doria invece guarda al proseguiemento del «progetto di aggregazione e razionalizzazione territoriale» e non disdegna un nuovo partner industriale che possa «garantire un valore aggiunto sia economico sia organizzativo».

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