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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2012 alle ore 14:54.
LECCE. Tempo otto anni, e nel 2020 il 45% dell'energia "verde" arriverà dall'agricoltura. È la stima contenuta nel Rapporto sulle agroenergie presentato dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia) alla VI Conferenza economica che si è conclusa oggi a Lecce. Una sfida che vede l'Italia protagonista a livello internazionale nella produzione di energie alternative, meno inquinanti e a più basso costo. Un obiettivo fissato anche dall'Unione europea che entro il 2020 chiede una riduzione del 20% delle emissioni inquinanti nell'atmosfera e un aumento del 20% della produzione di energia "green".
Obiettivi Ue a portata di mano
Secondo la Cia l'obiettivo è a portata di mano, purché questo processo sia «accompagnato da politiche chiare, mirate e lungimiranti, ma soprattutto finalizzate all'integrazione». Per l'organizzazione agricola, «non si tratta di perseguire un dualismo inutile e sbagliato tra cibo ed energia, ma di produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l'intera società».
Potenziale da sfruttare
Alla Conferenza, alla quale ieri hanno partecipato anche il commissario all'Agricoltura Ue, Dacian Ciolos, e il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, biomasse e biogas ottenuti dalla lavorazione di materiale organico hanno tutti i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale. E al tempo stesso rappresentano un'opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il prodotto interno lordo del settore di almeno cinque punti. Puntare sulle agroenergie significherebbe inoltre abbattere i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Ogni anno, ricorda la Cia, l'Italia è costretta a importare l'85% dell'energia che consuma e ogni anno "perde" 60 miliardi di euro per l'acquisto all'estero di petrolio e gas.
Il nodo degli incentivi
Lavorare a una filiera energetica "verde" tutta italiana, secondo la Cia, favorirebbe anche l'occupazione, in particolare quella giovanile. Uno studio dell'Università Bocconi ha indicato che se l'Italia riuscirà a raggiungere gli obiettivi fissati da Bruxelles per il 2020, l'industria energetica "verde" avrà prodotto 250mila posti di lavoro, di cui 100mila - si stima - lavoreranno nel settore delle biomasse. Certo, non mancano i problemi. A partire dal sistemi degli incentivi che, come ha sottolineato il vicepresidente della Cia, Domenico Brugnoni,«dovranno premiare l'innovazione e l'efficienza, non le speculazioni».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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