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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2012 alle ore 16:27.

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Usain Bolt trionfa anche nei 200 metri alle Olimpiadi di Londra. Ed entra nella leggenda dell'atletica. Il giamaicano, già salito sul gradino più alto del podio nei 100, ha bissato il successo nei 200 con il tempo di 19''32. Mentre era ancora negli ultimi metri prima del traguardo, Bolt ha portato l'indice alla bocca nel gesto di zittire tutti. Poi, raggiunta la storica meta, qualche flessione di scherzoso decalage e infine si è cinto le spalle con la bandiera giamaicana ed è andato verso i suoi supporter. Arrivato davanti ai fotografi, ha "scippato" la macchina fotografica a uno di loro, ha scattato qualche foto ai connazionali e poi ha restituito il "maltolto". Il primo posto di oggi gli regala infatti la seconda doppietta olimpica nei 100 e nei 200, dopo quella di Pechino.
Super Bolt è partito velocissimo, è rimasto sempre saldamente in testa, anche se alla fine non si è potuto concedere il suo tradizionale rallentamento, tallonato com'era dal giovane connazionale Yohan Blake, che si è
aggiudicato l'argento con 19''44. Il podio tutto giamaicano è completato da Warren Weir in 19''84. Con quattro ori olimpici individuali Bolt diventa il primo atleta di sempre a centrare la doppietta 100-200 in due Olimpiadi consecutive.

di Dario Pelizzari
Gli altri corrono, lui vola. Sfiora il terreno quanto basta per stare alle regole del gioco, poi molla il turbo e comincia a tagliare l'aria. Come un Boeing 747. Come se fosse la cosa più naturale al mondo. Usain Bolt è già entrato nella leggenda dei più grandi velocisti di tutti i tempi. Tre medaglie d'oro a Pechino 2008, vittoria e gloria nei 100, 200 e nella staffetta 4x100.

Tre medaglie del metallo più prezioso pure ai Mondiali di Berlino dell'anno successivo. Stesse modalità, stesse distanze. Ai Mondiali di Daegu del 2011 sarebbe stata un'altra tripletta. Ma è stato squalificato per falsa partenza. I commissari di gara l'hanno fermato prima che accendesse i motori. Tempo qualche secondo e avrebbe cominciato a guardare tutti dall'alto. Per l'ennesima volta, con il sorriso da burlone stampato in faccia e quel talento nelle gambe che ha fatto gridare al miracolo.
Stasera, ore 21,55, Bolt è tornato in pista per dare al mito i contorni della favola. Dopo aver vinto con la solita facilità disarmante la gara dei 100 metri, roba da rivedere tutte le logiche dell'aerodinamica applicata a un essere umano, ha fatto sua anche la medaglia d'oro nei 200, la sua prova, quella che l'ha fatto conoscere in tutto il mondo nel 2002, quando era poco più che un ragazzino e a Kingston, terra di Giamaica, tutti cominciavano a parlare di lui come del nuovo eroe dell'isola.

Così, Bolt è diventato il primo uomo a collezionare quattro ori individuali nella velocità olimpica. Meglio di Carl Lewis, che si fermò a tre. Lewis, un altro grandissimo, protagonista assoluto di alcune delle pagine più affascinanti di questo sport.
Qualcuno pensa che sia uno sfrontato collezionista di applausi e di ego. Perché quando entra in pista si mette a ballare come se fosse un deejay pronto a far scattare i muscoli del pubblico. Lui balla e ride, mentre gli altri, gli avversari, fanno del loro meglio per non perdere la concentrazione.

Bolt non accetta compromessi e non fa regali. Quando parte, non guarda in faccia nessuno. Per lui conta soltanto vincere. Sempre. È un uomo da prima serata, il fulmine di Trelawny. Fa spettacolo, prima, durante e dopo la gara. Ha fatto il giro del mondo la foto che lo ritrae con tre giocatrici della Nazionale svedese di pallamano.

Eccolo di nuovo, hanno detto i più maliziosi, adesso ci tocca anche vederlo nella sua versione playboy. Peccato che Bolt al Villaggio olimpico sia una stella tra le stelle. Roba che se ci fosse Buffon, gli chiederebbe l'autografo.
E cosa dire di una dichiarazione del Bolt olimpico che in molti hanno inteso come una provocazione. «Se mister Alex Ferguson vorrà farmi un provino, saprà dove trovarmi. Sarò in Gran Bretagna ancora per un po'». Messaggio recapitato via Twitter agli appassionati del calcio di tutte le latitudini. Bolt ala del Manchester United. Per la serie, tutto può succedere, anche che un fuoriclasse, anzi, il fuoriclasse dell'atletica mondiale si metta a sgambettare con un pallone all'Old Trafford, il tempio del football made in England. Avrà detto sul serio Bolt? Davvero vorrebbe passare al calcio per far girare la testa ai difensori avversari? Se Ferguson glielo chiedesse, sicuro che lui accetterebbe di divertirsi almeno per qualche ora con i Red Devils. Perché il velocista giamaicano è anche questo. Un magnifico interprete con la maschera da joker di una disciplina che in meno di 20 secondi cambia le ragioni della storia.

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