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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2009 alle ore 15:23.
L'ultima modifica è del 17 giugno 2010 alle ore 18:53.

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Un pannello fotovoltaico di silicio amorfo, a film sottile, che avvolge le stazioni radio per i telefoni cellulari rendendole energeticamente autonome. Le stazioni radio sono quelle centinaia di centrali di smistamento distribuite sul territorio che permettono ai telefoni cellulari di connettersi alla rete, e quindi di funzionare. Il primo tentativo di sperimentare la tecnologia fotovoltaica su questo tipo di struttura parte da Coppito, frazione dell'Aquila, dove è in corso il G-8, ed è targato Ericsson e Telecom Italia. Se il risultato sarà positivo l'idea potrebbe essere estesa ad altri siti radio mobili di Telecom. La tecnologia fotovoltaica «può arrivare alla copertura del 100% del fabbisogno energetico del sito», spiega Ericsson. Il contributo dipende dall'estensione dell'antenna. Quelle più grandi riescono a diventare autonome.

«Utilizziamo già le energie alternative per alimentare un migliaio di stazioni radio nei Paesi in via di sviluppo» spiega Ericsson. Paesi dove la rete telefonica mobile trova un'importante adozione in sostitutizione di quella fissa, e dove non c'è connessione alla rete elettrica, la produzione energetica avviene sul posto. Generalmente con dei generatori alimentati con il diesel. Il fotovoltaico garantisce la produzione sul luogo portando un risparmio notevole, con un ritorno dell'investimento calcolabile in 2-3 anni. Gli impianti vengono sviluppati nel terreno (abbonante) limitrofo alle antenne. Cosa molto più difficile, se non impossibile, in Italia e in Europa. La novità di Eco Smart (questo il nome del progetto) è lo sviluppo in verticale del pannello, che avvolge l'antenna. Grazie agli incentivi del Conto energia fotovoltaico il ritorno dell'investimento è calcolabile in 7-8 anni.

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