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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2009 alle ore 09:31.
L'ultima modifica è del 17 giugno 2010 alle ore 18:32.
Il governo non vuole un braccio-di-ferro atomico con le regioni antinucleari, come la Toscana, la Calabria, la Liguria e il Piemonte che la settimana passata avevano annunciato ricorsi contro la legge atomica. «Ora sono diventate sei le regioni che hanno fatto ricorso. Intendiamo dialogare con le Regioni, non faremo mai una centrale senza il parere delle Regioni», affermava ieri mattina il sottosegretario dello Sviluppo energetico Stefano Saglia, che ha la delega sull'energia. I consumatori non amano troppo questa tecnologia, e sono anzi disposti a spendere fino al 20% in più se viene garantito loro che la corrente che arriva in casa viene solamente dalle più "flessibili" fonti rinnovabili, come consente la nuova bolletta trasparente dettata dall'Autorità dell'energia.
E per abbassare i prezzi della corrente è necessario riuscire a realizzare le linee di alta tensione per collegare le centrali al mercato: ci sono impianti eolici che mulinano aria senza riuscire a immettere in rete i loro chilowattora puliti, e perfino molte centrali termoelettriche lavorano a mezza potenza (e a mezzo fatturato) perché la rete non riesce a reggere. Per questo motivo Terna insiste sull'importanza dell'autorizzazione unica per sbloccare le domande di allacciamento in giacenza: sono pari a centrali per circa 97mila megawatt.
Sono alcuni dei temi toccati ieri durante la nona edizione dell'Energy Summit del Sole 24 Ore (organizzato in collaborazione con Ibc; ai lavori partecipa anche, in qualità di patrocinante, il Gestore del mercato elettrico, la Borsa Italiana dell'energia). I lavori del summit continuano oggi e domani.
Secondo l'indagine dell'Osservatorio energia condotto dalla Bip insieme con la Nielsen, circa due terzi delle famiglie sa che può cambiare il fornitore di energia in tutta libertà (il 63% per il gas e il 68% per l'elettricità). Gli italiani sono poco soddisfatti dei loro fornitori (quali la metà per le tariffe, un terzo è scontento per la bassa attenzione ambientale del fornitore) ma molto pochi di loro hanno davvero cambiato azienda (circa l'8% ha cambiato azienda elettrica e il 6% quella del gas) e circa il 64% (quasi 15 milioni di famiglie) non ha ancora interesse a cambiare fornitore.
Un incentivo verrà dalle tariffe trasparenti che i consumatori cominciano a ricevere. Questa bolletta, che riporta le fonti energetiche utilizzate, potrà consentire alle aziende le politiche commerciali meglio mirate, ma anche ai consumatori una scelta accurata dei fornitori. Se il 90% vede nelle tariffe più contenute il motivo più valido per cambiare, al secondo posto con il 35% vengono le famiglie pronte a passare a una nuova azienda elettrica se c'è la certezza che vengono prodotti chilowattora ecologici, e ciò anche se si dovesse pagare una bolletta un po' più salata.
Sul fronte degli investimenti, spaventa l'incertezza continua delle norme, che cambiano di continuo. Terna ha già presentato domande di autorizzazione di nuove linee di alta tensione per un valore di circa 2 miliardi di euro, ma senza autorizzazione unica i progetti si fermano negli assessorati. Le strozzature fanno salire i costi del chilowattora e gli italiani pagano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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