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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 19:42.
L'Italia ha presentato il Piano di azione nazionale per raggiungere i target europei sulla produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2020. Il fatidico 17% (sui consumi finali), che si confronta con il 4,9% del 2005, verrà raggiunto con quote verdi dei diversi consumi energetici: 28,97% per l'elettricità, 15,83% per il termico e 6,38% per i trasporti. Solo che «mancano strumenti decisivi» per metterlo in pratica. Ad esempio, il nuovo Conto energia per il fotovoltaico. Oppure le linee guida nazionali, attese dal 2003.
La conferenza unificata (stato, regioni, enti locali) si sarebbe dovuta riunire lo scorso febbraio, poi è slittata a primavera inoltrata. Si attendeva il risultato delle elezioni regionali. E' arrivata l'estate e la riunione ancora non c'è stata. Un tavolo tecnico è previsto per martedì 22 giugno, ma non sarà risolutivo. «Le Regioni stanno litigando con il governo sulla manovra», spiega Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico con delega all'energia, «dunque è tutto fermo. Lancio un appello: apriamo una finestra dedicata, separiamo i due fronti». Intanto le imprese del settore e Confidustria hanno espresso tutto il disappunto verso l'articolo 45 della manovra, che azzoppa le rinnovabili.
Verrà modificata la norma?
Avevo scritto in tempi non sospetti al presidente del Consiglio e al ministro dell'Economia per dire che si trattava di una misura sbagliata. Le imprese hanno bisogno di regole stabili. Sto suggerendo una serie di emendamenti che verranno discussi nella commissione bilancio del Senato dalla prossima settimana.
Come faremo a raggiungere il 17% dei consumi finali con fonti rinnovabili entro il 2020?
Innanzitutto va detto che non raggiungeremo gli obiettivi senza la collaborazione delle Regioni. Il Piano - a cui ha lavorato intensamente Sara Romano, direttore generale del dipartimento energia nuleare, fonti rinnovabili ed efficienza energetica del ministero - prevede una maggiore responsabilizzazione. Indicheremo in maniera precisa le quote per ogni Regione. Come ha detto anche l'Ocse il nostro paese ha incentivi in alcuni casi generosi, il problema è la lunghezza dell'iter autorizzativo. Le linee guida sono attese dal 2003. Ora c'è un testo che mette d'accordo i ministeri competenti. Prevede l'autorizzazione unica e 180 giorni per il via all'impianto. Siamo in attesa della Conferenza unificata.
Sul piano delle tecnologie, invece?
C'è un investimento da 200 milioni di euro sulle reti elettriche di nuova generazione, le smart grid. Stiamo lavorando con il Gse per valorizzare i marchi italiani delle rinnovabili. La filiera industriale italiana sta nascendo, in particolare nel campo delle biomasse. C'è un grande spazio di crescita con opportunità di reddito per gli agricoltori. Puntiamo molto anche sull'eolico, in questo caso è decisivo il lavoro sulle reti. Poi il solare. Il fotovoltaico ha ancora grandi opportunità. Purtroppo utilizza quasi esclusivamente tecnologia estera. Il nuovo Conto energia incentiverà anche il solare termodinamico. Verranno poi estesi i certificati bianchi per le rinnovabili termiche: solare termico, caldaie a biomassa, pompe di calore e geotermia.
Il Piano prevede un ruolo importante delle importazioni di energia pulita dall'estero, a quanto ammonta?
Il 5% della quota di rinnovabili al 2020 verrà da altri paesi. In particolare stiamo lavorando a due cavi sottomarini: uno dalla Tunisia e uno dai Balcani. Siamo un paese con una geografia limitata e con un'elevata densità di popolazione, da soli non possiamo farcela.
Così invece raggiungeremo il target europeo?
Bisogna ammettere che l'asticella è molto alta. Dobbiamo essere molto concentrati e provarci.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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