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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2010 alle ore 11:04.
Nucleare grande affare. Per l'Italia, che potrà assicurarsi un buon futuro energetico. Per le imprese, anche a capitale estero, che troveranno nel nostro paese un'ottima occasione di business. Klaus Schäfer, 43 anni, tedesco di Monaco, capo della filiale italiana di EOn, è tra i meno spaventati dell'andamento lento del piano nucleare italiano.
Ha promosso lui, insieme ai francesi di SuezGaz de France, l'impalcatura del secondo consorzio di imprese pronto ad entrare in campo accanto all'alleanza Enel- Edf per costruire le centrali atomiche nel nostro paese aggregando un buon numero di ex municipalizzate a partire da A2A. «Ritardi? È vero, ma l'operazione – afferma Schäfer – è stata bene impostata. Partire sei mesi o un anno dopo non ha importanza. Contano le garanzie che avremo. Conta la certezza di avere regole stabili, uno scenario prevedibile. E che ognuno a quel punto si prenda le sue responsabilità».
I tempi biblici per la costituzione dell'agenzia per la sicurezza nucleare, nucleo portante dell'operazione, non fanno ben sperare.
Sappiamo bene che tornare dopo vent'anni in un settore così complesso non è operazione facile. Certo, per delineare uno scenario credibile mancano elementi importanti. Manca la strategia nucleare con cui il governo dovrà delineare le regole di dettaglio, garantendo tempi certi. Mancano le regole per attivare un processo competitivo sui siti dove costruire centrali. Manca la garanzia sulla stabilità delle regole. Ora siamo ancora nella fase di ricognizione, di preparazione. Se e quando decideremo di investire, e fino al momento in cui l'impianto non sarà completato, ogni slittamento dei tempi, ogni ripensamento, avrebbe conseguenze davvero pesanti.
Come cautelarsi?
Serviranno precise garanzie anche finanziarie e assicurative sul rispetto, ad esempio, della tempistica autorizzativa, come del resto previsto dalla normativa con cui è stata impostata la strategia nucleare italiana.
Un sistema fideiussorio i cui oneri dovranno essere totalmente a carico dello stato?
La stabilità e la coerenza delle regole è un impegno istituzionale, e le istituzioni devono assumersi la responsabilità di rispettare gli impegni.Guardi che cos'è successo nel settore delle rinnovabili, con l'articolo 45 dell'ultima manovra economica: l'incertezza sui sussidi ha messo in crisi soprattutto le banche che hanno finanziato i progetti. Immaginiamoci cosa potrebbe accadere se ciò si dovesse riproporre per il nucleare, magari sul regime delle compensazioni alle popolazioni. Sarebbe un vero problema.
Altre incognite incombono. Nel gas, la nostra principale fonte energetica, qualcosa di strutturale sta cambiando. La frontiera del gas non convenzionale promette maggiore disponibilità e un contenimento dei prezzi a lungo termine. La redditività del ritorno al nucleare italiano partendo da zero potrebbe essere messa in discussione?
No. Specie per un paese come l'Italia, il nucleare trova ragioni che vanno ben al di là di queste considerazioni. Con la vostra prevalenza di gas tra le fonti il nucleare ha comunque molto senso. L'obiettivodel governo di un 25% di elettricità da nucleare con altrettanto dalle rinnovabili limitando al 50% gli idrocarburi è non solo doveroso ma realisticamente perseguibile. Per una serie di motivi che riguardano l'equilibrio delle fonti ma anche i vincoli ambientali.
Via alla sfida. Che cosa vi distingue dal consorzio Enel- Edf?
Una differenza fondamentale riguarda la scelta delle tecnologie. Noi non abbiamo preso una decisione.
Il consorzio concorrente ha subito adottato i reattori francesi Epr.
Possiamo contare su molte esperienze specifiche, con una varietà di soluzioni in tutti paesi in cui operiamo. E questa scelta ci premia sia in termini di flessibilità che in termini di qualità, tant'è che negli ultimi cinque anni, secondo la classifica Platts Nucleonics Week, almeno 2 impianti nucleari di EOn sono stati sempre nei top 3 al mondo.
Anche il consorzio italiano seguirà il modello finlandese adottato da Enel-Edf che prevede la partecipazione dei grandi consumatori con contratti pluriennali a prezzi prefissati?
Se sarà possibile per il diritto societario e fiscale Italiano. Si tratta del resto di un modello già da noi adottato nel mondo, anche per il progetto Fennovoima nella stessa Finlandia, dove abbiamo il 34% e al quale partecipano oltre 60 ex municipalizzate e grandi industrie. E a proposito di tecnologia vorrei sottolineare che anche lì decideremo quale utilizzare solo dopo l'avvio dell'operazione, così come faremo in Italia.
Opzioni?
Le migliori disponibili al momento. In Finlandia, ora, ne abbiamo allo studio tre: l'Epr e il Kerena, entrambi di Areva,e l'Abwr di Toshiba. Così in Inghilterra, i siti sono stati individuati ma per la tecnologia dobbiamo ancora decidere tra l'Epr e l'americano Ap1000.
Quindi nulla esclude che anche possiate scegliere la tecnologia francese Epr per l'Italia.
Nessuna preclusione, nessun limite.
E le presunte manovre per favorire l'adozione del reattore americano Ap1000 Westinghouse per bilanciare la scelta della tecnologia francese nel primo consorzio?
Ci atteniamo a quanto previsto nella legislazione che l'Italia ha già varato. E che giustamente non prevede alcuna pregiudiziale verso le scelte tecnologiche, ma semplicemente un impegno per la certificazione delle scelte migliori dal punto di vista della qualità e della sicurezza.
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