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Questo articolo è stato pubblicato il 21 luglio 2010 alle ore 09:01.

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Un taglio del 20% ai sussidi per i piccoli pannelli solari, quelli con una potenza da 1 a 3 kilowatt, che saranno piazzati sui tetti alla scadenza del nuovo "conto energia", e cioè tra tre anni. Meglio andrà agli impianti che entrano in funzione dal prossimo gennaio: l'attuale tariffa incentivata scenderà solo di qualche punto, poi di qualche punto ancora per quelli che entreranno in funzione a metà anno e così via, in progressione.

Ma i proprietari, tipicamente le famiglie o le piccolissime imprese, non potranno lamentarsi troppo. Perché ai veri professionisti della generazione solare (imprenditori, operatori elettrici, grandi industrie che vorranno accedere ai sussidi piazzando impianti più consistenti) andrà peggio. In progressione, che qui, con il crescere della potenza dell'impianto, con una ulteriore penalizzazione se i pannelli sono piazzati a terra e non sui tetti.

Ed ecco che per impianti più grandi e non integrati negli edifici il taglio rispetto all'attuale tariffa incentivata arriverà a fine 2013 - come mostrano le proiezioni elaborate da Assosolare - a poco meno del 40%.

Ecco dunque i veri calcoli del conto energia varato dal Governo dopo il sì della conferenza Stato regioni (si veda Il Sole 24 ore del 10 e del 12 luglio). La potenza incentivabile cresce ulteriormente rispetto alle vecchie edizioni del sussidio: dai 1200 megawatt dell'ultima edizione si arriverà nei prossimi tre anni a 3.000 MW, a cui si aggiungeranno 200 MW per il fotovoltaico a concentrazione e altri 300 MW per impianti integrati con caratteristiche che saranno giudicate "innovative".

Inutile nasconderlo: il taglio è più consistente di quanto ipotizzato dallo stesso governo qualche mese fa, ma gli operatori del settore si ritengono comunque «moderatamente soddisfatti». La tecnologia progredisce, e con essa l'efficienza degli apparati. E una riduzione significativa dell'incentivo era scontata, così come del resto sta avvenendo nei paesi che come noi stanno massicciamente incentivando i pannelli: la Spagna e soprattutto la Germania. Quel che i nostri operatori chiedevano con forza al governo era soprattutto un quadro normativo certo e stabile, che riattivasse la pianificazione degli investimenti.
Il nuovo conto energia, giunto alla terza edizione su base triennale, prevede un primo intervento di riduzione nel 2011 su base quadrimestrale con un'articolazione che privilegia i piccoli impianti rispetto a quelli di maggiori dimensioni e appunto quelli piazzati sui tetti. Seguiranno e due successive riduzioni del 6% a tutti gli incentivi nel 2012 e nel 2013 poi il sistema verrà nuovamente rivisto.

«Con il Governo si è comunque arrivati ad una mediazione. Il primo schema di intervento - rimarca Gianni Chianetta, presidente di Assosolare - prevedeva non il 6 ma l'8% di riduzione successiva nel 2012 nel 2013. Possiamo dunque ritenerci complessivamente soddisfatti. Anche perché il rischio era quello di un ulteriore rinvio che avrebbe messo il settore in una posizione davvero difficile».

«Certo, si potevano ad esempio incentivare con più decisione - aggiunge Chianetta - le serre agricole fotovoltaiche». Ma il taglio, seppure marcato, «grazie alla stabilità delle regole che stata assicurata può garantire - assicura Chianetta - una sufficiente redditività agli impianti e agli investimenti».

Resta il fatto che «il legislatore avrebbe potuto essere più coraggioso e offrire all'industria - incalza Gert Gremes, presidente di Gifi-Anie (le industrie degli apparati) - un orizzonte temporale di cinque anni è soprattutto una quantità maggiore di potenza incentivabile per dare più spazio agli investimenti. Questo avrebbe consentito di meglio strutturare e potenziare la nostra filiera industriale fotovoltaica». Comunque «dopo lunghi mesi di attesa possiamo finalmente pianificare gli investimenti del prossimo triennio» anche perché «le regioni hanno espresso la volontà di uniformare i processi autorizzativi».

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