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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2010 alle ore 16:18.
La soluzione al problema energetico mondiale? Ci camminiamo sopra ogni giorno. O almeno è quello che sostengono alcuni ricercatori norvegesi. Secondo gli esperti di SINTEF, University of Bergen, Norwegian University of Science and Tecnology e NGU, l'energia geotermica ha tutti i requisti per soddisfare il fabbisogno energetico dell'intero globo.
Un'affermazione coraggiosa, considerando che attualmente le centrali geotermiche contribuiscono solo all'1% della produzione di energia elettrica mondiale.
Il problema, secondo i ricercatori norvegesi, è che gli odierni impianti geotermoelettrici non catturano calore abbastanza in profondità. Per ottenere temperature abbastanza elevate anche lontano da serbatoi geotermici naturali (ad esempio, i geyser) è infatti necessario spingersi diversi chilometri nella crosta, il più vicino possibile al mantello terrestre. Diecimila metri sarebbero un ottimo traguardo: a quella profondità le temperature si aggirano intorno ai 370 gradi e potrebbero essere sfruttate per rifornire di energia elettrica intere metropoli.
Ciò che impedisce, allo stato attuale, di perforare la crosta fino a quel livello è la mancanza di una tecnologia adeguata e in grado di funzionare efficacemente anche a temperature superiori ai 200 gradi centigradi. Ma secondo gli esperti norvegesi della SINTEF, questa barriera verrà presto abbattuta e, ironia della sorte: bisognerà ringraziare l'industria del petrolio.
"Negli ultimi 10 anni le tecnologie di perforazione si sono tremendamente evolute - ha spiegato Odd-Geir Lademo di SINTEF -. Questo perché l'industria petrolifera ha voluto raggiungere depositi di petrolio e gas in aree inaccessibili. Esistono pozzi di prova che arrivano a 12 km di profondità. Questo tipo di conoscenza potrebbe essere utilizzata in futuro per catturare energia geotermica."
E proprio in Norvegia, a Oslo, la compagnia Rock Energy sta per lanciare un progetto pilota che esplorerà la possibilità di creare impianti geotermici a 5500 metri di profondità. Il progetto prevede lo scavo di due profondi pozzi, che si spingeranno a raggiungere due punti distanti a 5000 metri di profondità. A questo livello i due pozzi saranno collegati da una serie di raccordi. L'acqua fredda verrà pompata nel primo pozzo (pozzo di iniezione), da qui raggiungerà i raccordi in profondità e grazie ad essi attraverserà una zona della crosta dove le temperature si assestano intorno ai 90 gradi, appena sotto il punto di ebollizione. Dopo aver incamerato calore, l'acqua passerà al secondo pozzo che la riporterà in superficie, dove potrà essere utilizzata per produrre energia elettrica.
Questo particolare sistema, chiamato EGS (Enhanced Geothermal System), sul quale investe anche Google, rende possibile catturare energia dalla crosta terrestre in qualsiasi punto del globo, anche in zone non vulcaniche o comunque prive di serbatoi geotermici di superficie. Ma se a Olso il traguardo è fissato a 5 chilometri, Lademo e i colleghi della SINTEF si dicono sicuri di poter raggiungere una profondità almeno doppia. Per farlo, prevedono di effettuare trivellazioni di profondità e di creare una rete di tunnel utilizzando l'acqua per creare fratture nella roccio. Questa rete di tunnel funzionerà come i raccordi di Oslo, permettendo l'iniezione di acqua fredda dalla superficie, il riscaldamento di quest ad altissime temperature (sopra i 300 gradi) e la conseguente produzione di vaopre, utile per attivare generatori a turbina posti in superficie.
In attesa che in Norvegia le parole si trasformino in fatti, fra poche settimane, a Cooper Basin in Australia, cominceranno i lavori per la costruzione di quello che è stato annunciato come il pozzo EGS più caldo del globo. La compagnia Australian Geodynamics è riuscita a raggiungere una profondità di 4900 metri dove è stata registrata una temperatura di 278 gradi centigradi. Altri impianti geotermici sono in fase di progettazione in Nuova Zelanda, Irlanda, India e Guatemala.
E in Italia? Forse non tutti conoscono Larderello, un paesino in provincia di Pisa, conficcato tra le colline della cosiddetta "Valle del Diavolo". Qui, in un tripudio di soffioni boraciferi, dal 1905 è attiva la prima centrale geotermica della storia. Ancora oggi la centrale di Lardarello produce 4.,8 miliardi di KiloWattora all'anno, più o meno il 10% dell'energia geotermica mondiale. Nonostante questo esempio di eccellenza, gran parte delle enormi potenzialità geotermiche del nostro paese rimangono ancora inutilizzate. Ma presto questa tendenza potrebbe cambiare proprio grazie ai sistemi EGS. L'AGIS (Associazione Italiana Sistemi Geotermici Avanzati), ad esempio, prevede che anche l'Italia potrà avere energia geotermica a prezzi competitivi, entro i prossimi 10 anni.
Una previsione in linea con quella dei ricercatori norvegesi SINTEF: "Credo che possiamo sviluppare la tecnologia e i materiali di cui abbiamo bisogno, per spingerci nella crosta fino a zone a 300 gradi, nel giro di 10 anni" sostiene Are Lund "In 25 anni, potremmo arrivare anche a 500"
In un rapporto del MIT, siglato nel 2006 da gruppo guidato dal prof. Jefferson Tester, si illustrava come la tecnologia EGS, se opportunamente applicata, avrebbe potuto garantire fino a 2000 volte il fabbisogno energetico degli Stati Uniti d'America. Con una tecnologia come quella auspicata da SINTEF, questa quantità potrebbe essere addirittura decuplicata.
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