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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 08:05.

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La Sopaf non è più solamente la società di partecipazioni finanziarie creata trent'anni fa da Jody Vender, quotata a Milano e guidata oggi da Giorgio Magnoni. È diventata anche una produttrice di corrente "verde" con i pannelli fotovoltaici, con centrali solari per 25 megawatt. E la controllata Spf Energia si prepara a seguire le orme della holding, programmando la quotazione in borsa. «Non subito, s'intende», sorride Giorgio Magnoni, vicepresidente e amministratore delegato della finanziaria presieduta da Roberto Mazzotta. «Vogliamo prima raggiungere una capacità installata di 50 megawatt».

Come raddoppiare in breve tempo le centrali della Spf Energy? «In parte, ce le costruiremo», aggiunge Magnoni. «In parte le compreremo: in questi mesi in cui sta per finire l'attuale regime di incentivi sull'energia fotovoltaica, visto che dall'anno prossimo entreranno in vigore le nuove tariffe meno corpose, ci sono molti impianti solari che rischiano di restare bruciati perché dopo l'avviamento dell'iter ora gli investitori non sono capaci di andare avanti. Siamo interessati a comprare quegli impianti con l'acqua alla gola per la scadenza di fine anno. E poi – osserva Magnoni – c'è l'ipotesi di ingrandirci tramite fusioni. Il processo di aggregazione, in un comparto frammentato come le rinnovabili e soprattutto come il segmento fotovoltaico, è indispensabile».

Dall'immateriale della finanza al materiale, materialissimo, dell'industria elettrica: un passaggio difficile per molte imprese. La Sopaf è quotata dal 1987 e oltre alla famiglia Magnoni sono azionisti di spicco la Crt di Torino e alcuni fondi privati. Dopo i primi investimenti condotti nel 2007 nell'energia eolica, tramite la Spf Energy nel 2008 la Sopaf ha deciso di diversificare in modo chiaro nelle rinnovabili.

Per la Sopaf l'eolico aveva due complicazioni: si tratta di impianti che pretendono investimenti impegnativi e poi c'è l'instabilità, proverbiale, del vento. Non si può far conto sull'affidabilità della produzione data dall'incostanza di Eolo. Così, abbandonata la produzione di elettricità dal vento, la Sopaf ha comprato il 13% – collocandosi come terzo azionista – di una società di costruzione di impianti eolici. È la cinese Ming Yang, la prima azienda privata cinese che si è quotata a New York. «In quattro anni, con mille megawatt di centrali eoliche costruite e vendute, ha moltiplicato per venti il suo valore in borsa», ricorda Magnoni.

Nel 2008 è avvenuto lo sbarco propriamente detto nel settore delle rinnovabili, grazie agli incentivi del conto energia sul fotovoltaico. Dai 3 megawatt solari iniziali in Puglia, oggi la Spf Energy è vicina alla soglia dei 25 megawatt installati. Con una scelta strategica ben determinata. Mentre altri grandi investitori solari vantano centrali di dimensioni impressionanti, l'azienda milanese di Foro Buonaparte ha fatto la scelta opposta: suddividere il rischio. «Abbiamo deciso di puntare su impianti di dimensioni contenute, non sui terreni agricoli pregiati bensì su quelli degradati come le cave o le discariche, e dall'anno prossimo installeremo i pannelli solamente sui tetti», promette Magnoni.

Non è azzardata la scelta di puntare sul "piccolo è bello". I pannelli allestiti sui tetti ricevono un incentivo più corposo (con un ritorno che può essere anche nell'ordine del 25% invece dell'8% medio dell'impianto su terra). Ci sono migliaia di tetti di eternit da sostituire, a cominciare da quelli degli allevamenti, ma anche capannoni industriali e centri commerciali. Piccoli gli impianti, ma grande dev'essere la società. «Il settore è molto frammentato e possiamo già immaginare un processo di aggregazione. Le dimensioni più ragguardevoli hanno diversi vantaggi.

Per esempio – conclude Magnoni – una dimensione ragionevole consente di gestire in azienda tutto il ciclo dell'investimento, scavalcando l'intermediario che procura le autorizzazioni e gestendo la manutenzione in modo più razionale; inoltre l'acquisto dei pannelli solari in quantità maggiori permette una capacità negoziale diversa con i fornitori». Non a caso la Spf Energy ha sviluppato una forma di integrazione verticale tramite una partecipazione nella Sun system, che fa impiantistica solare.

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