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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2010 alle ore 09:05.
Mosca cerca partnership con l'Italia in materia di energie rinnovabili. Lo stato russo ha una altissima concentrazione di gas naturale e petrolio, ma non ha né tecnologia né know-how sul versante delle energie rinnovabili e delle fonti alternative, su cui chiede aiuto al nostro paese.
L'approccio alle rinnovabili è recentissimo nel gigante euroasiatico, ma molto deciso. Dopo anni di regolamentazione esasperata e controllo centralizzato, ora lo stato sta snellendo la normativa in materia, ha varato una legge che spinge sullo sviluppo del settore e sta lavorando anche sulle intricate norme doganali per favorire l'entrata di capitale privato e la formazione di joint venture con le aziende italiane. «Nessuno ha risorse a volontà – ha spiegato il viceministro dello Sviluppo economico russo Alexandra Levitskaya – e abbiamo necessità di risparmio e di utilizzo oculato. Per questo il nostro governo ha promosso ampie aperture all'intervento dei privati».
L'argomento è stato affrontato durante il forum italo-russo sull'efficienza energetica organizzato a Verona da Eurasia, una due giorni (ieri e oggi) di colloqui e confronti tra gli esponenti delle istituzioni e delle società pubbliche e private dei due paesi. «Efficienza e risparmio energetico fanno parte del programma di modernizzazione lanciato dal presidente Medvedev l'anno scorso – ha aggiunto Alexei Meshkov, ambasciatore della federazione –. Se arriviamo al livello di efficienza prevista, il risparmio sarà sufficiente a coprire il fabbisogno del paese per un anno. Non si tratta di fare scelte altruistiche, è un calcolo economico che favorisce lo sviluppo».
Sul fronte delle partnership è già alto il livello di collaborazione tra Italia e Russia. Collaborazione che rientra nell'intesa siglata a Roma lo scorso dicembre dai rispettivi governi e dalle due agenzie nazionali per la tecnologia e lo sviluppo sostenibile (Enea e Rea). Alcuni esempi: il contratto tra Eni e Gazprom per la fornitura di gas durerà fino al 2030 (Gazprom sta inoltre pensando di aprire una filiale in Italia); la realizzazione del super jet 100 Sukhoi (primo velivolo ad altissima efficienza energetica) da parte di Finmeccanica sta già portando ad una serie di ordinazioni da parte di compagnie aeree; Fiat sta lavorando con la casa produttrice di auto Severstal Afte; numerosi sono i progetti che legano aziende del manifatturiero alle olimpiadi di Sochi del 2014. Non solo: pochi giorni fa è entrata in funzione, dopo decenni di fermo, la linea ferroviaria turistica Mosca-Bolzano. A fine anno l'interscambio commerciale tra Russia e Italia sfiorerà i 45 miliardi di dollari , il 40% in più rispetto al 2009.
«Molto ancora si può fare – dice fiducioso Andrea Bolla, presidente di Confindustria Verona –, ad esempio sviluppare reti di impresa sull'esempio di quanto succede in Veneto, dove lo scorso luglio è nata Energy for life, rete tra imprese di consulenza, dell'eolico, fotovoltaico, e caldaie. Dobbiamo sviluppare le nostre filiere, farle evolvere, come è successo in Germania con il solare, ed esportarle come modello». «La Russia sta andando nella direzione giusta, cioé quella del cambio di mentalità – aggiunge Giovanni Milani, ad di Enipower –, dobbiamo far conoscere i nostri modelli vincenti, come ad esempio i sistemi di cogenerazione». Oggi il contributo delle rinnovabili sulla produzione di energia conta meno dell'1%, ma nel 2020 il 60% circa del contenimento delle emissioni di Co2 nell'atmosfera sarà dovuto al risparmio energetico.
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