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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2011 alle ore 09:53.

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La soluzione al riscaldamento globale dipende dalla transizione a una produzione elettrica che riduca o annulli l'emissione di anidride carbonica, il gas che ne è il principale responsabile. L'elettricità a basso contenuto di carbonio può essere prodotta mediante fotovoltaico, nucleare, eolico o con impianti a carbone in grado di catturare le loro emissioni di CO2. Il problema strategico è semplice: il carbone è la fonte energetica più economica, essendo abbondante, e facile da utilizzare, perché funziona in continuo senza dipendere dalle condizioni del tempo.

Ma per salvare il pianeta bisogna indurre i produttori a utilizzare fonti low-carbon. Il modo più diretto è la tassazione del carbone o l'aumento del prezzo delle licenze per gli impianti a carbone. Ipotizziamo che l'energia da carbone costi 0,06 dollari per kilowatt/ora e il fotovoltaico 0,16. L'imposta sul carbone dovrebbe essere di 0,10 $/Kwh per pareggiare i costi. Così però la bolletta energetica per il consumatore è più che raddoppiata. I politici sono riluttanti nei confronti di questa soluzione, temendone i contraccolpi politici. Ora diversi paesi europei hanno introdotto con successo l'idea di una "tariffa feed-in", che fornisce le basi per una soluzione di lungo periodo politicamente accettabile, sussidiando la fonte a basso impatto di carbonio piuttosto che tassare quella ad alto contenuto di carbonio. Nel nostro esempio il governo pagherebbe la differenza di 0,10 dollari/Kwh a favore del fotovoltaico: il prezzo al consumo rimane invariato, ma il governo si accolla l'onere del sussidio.

Prendiamo in considerazione una terza via. Potremmo introdurre un'imposta minima sugli impianti a carbone per finanziare il sussidio al fotovoltaico e poi alzare gradualmente la bolletta elettrica. Il prezzo al consumo sarebbe aumentato lentamente da 0,06 a 0,16 $/Kwh, nell'arco di un periodo che potrebbe essere di 40 anni, il ciclo di vita degli ultimi impianti a carbone. Ipotizziamo che oggi l'intero sistema elettrico sia basato sul carbone e che il prezzo per l'elettricità per i consumatori sia di 0,06 $. Per il 2014 sarebbe trascorso un decimo del periodo transitorio: il prezzo sarebbe aumentato di conseguenza del 10% della differenza tra 0,06 e 0,16, arrivando così a 0,07 $/Kwh. La carbon tax per il 2014 sarebbe fissata a 0,01 $/Kwh, giusto sufficiente a pagare il sussidio richiesto per il fotovoltaico di 0,09 $/Kwh: i produttori fotovoltaici venderebbero l'elettricità a 0,07 $/Kwh e avrebbero un sussidio di 0,09.

Nel 2030 saremmo a metà strada. Il prezzo del l'elettricità sarebbe a 0,11 $/Kwh, la carbon tax salirebbe a 0,05 $/Kwh e finanzierebbe il sussidio di 0,05. A fine periodo, nel 2050, l'intera produzione elettrica avrebbe completato il passaggio verso fonti low-carbon. Il prezzo al consumo sarebbe di 0,16 $/Kwh, senza ulteriori sussidi.

Questa soluzione prevede così che l'aumento dei prezzi venga effettuato gradualmente e fissa sussidi immediati a favore del fotovoltaico, in una maniera che evita squilibri al bilancio pubblico. L'evoluzione prevedibile dei prossimi anni avrà un ulteriore vantaggio rispetto a questo scenario. Oggi un impianto solare ha un costo superiore di 0,10$/Kwh al carbone, ma il miglioramento tecnologico ridurrà il gap nel prossimo futuro. E quindi il valore dei sussidi necessari sarà inferiore.

Finora il dibattito in Usa o Australia si è focalizzato sull'introduzione di un ingombrante sistema di permessi cap-and-trade: i grandi produttori di emissioni hanno bisogno di permessi per emettere CO2. Il prezzo di mercato dei permessi equivale a una tassa sulle emissioni. Il limite del cap-and-trade è che è difficile da gestire e non fornisce segnali chiari sul prezzo futuro dei permessi. Anche l'Europa l'ha adottato, ma i successi maggiori nella promozione dell'energia low carbon sono giunti piuttosto dalle tariffe feed-in e dalle carbon tax.

È giunto il momento in cui tutti i paesi chiariscano le loro scelte verso una low carbon economy. Una carbon tax piccola e graduale sarebbe politicamente accettabile negli Usa e potrebbe avere un certo consenso anche nelle maggiori economie basate sul carbone, comprese Cina e India. Ci sono soluzioni efficaci di lungo periodo per il riscaldamento globale accettabili politicamente e realizzabili. È il momento di adottarle.

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