Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 08:48.

My24
Fatih Birol: bando alla guerra fra nucleare e rinnovabiliFatih Birol: bando alla guerra fra nucleare e rinnovabili

Appunto. Un effetto contagio per l'Europa?
Direi di no. Direi che i presupposti, a guardar bene, non ci sono. L'Europa non è immune da quanto sta succedendo sui mercati internazionali ma la situazione è differente, sostanzialmente per due motivi. I prezzi del gas sono molto più elevati rispetto agli Stati Uniti, in quanto fino a oggi maggiormente legati ai contratti di importazione take or pay a loro volta vincolati all'andamento del prezzo del petrolio. In secondo luogo l'introduzione di un prezzo della CO2 diminuisce il vantaggio competitivo del gas naturale rispetto alle fonti che non emettono anidride carbonica, quali le rinnovabili ed il nucleare. Se consideriamo poi che ci aspettiamo che nell'arco del decennio i prezzi del gas naturale risaliranno e aumenterà il prezzo della CO2, la produzione di energia elettrica da nucleare è attesa mantenere un certo vantaggio competitivo rispetto al gas naturale.

Un affare comunque?
È evidente che come per qualunque investimento, anche quello nucleare presenta dei rischi associati: il ripetersi in Europa del boom del gas non convenzionale registrato negli Stati Uniti oppure un cambio nelle politiche ambientali annunciate dai vari paesi sono solo alcuni degli elementi che potrebbero ridurre la competitività del nucleare. D'altro canto, il prezzo del gas naturale incide mediamente per circa l'80% del prezzo finale dell'elettricità, mentre nel caso del nucleare, il costo dell'uranio ha una influenza marginale, stimabile intorno al 10%. É chiaro come il tema della volatilità dei prezzi e un suo contenimento, rappresenti un elemento importante per il sistema economico.

Gli operatori delle rinnovabili hanno appena diffuso, con qualche importante appoggio esterno, un "manifesto" con il quale chiedono di fermare il nostro programma nucleare, sostenendo che le risorse necessarie finirebbero per cannibalizzare quelle da dedicare allo sviluppo delle rinnovabili. Timori legittimi? E, soprattutto, giustificati?
Partirei con un dato: tra il 2000 e il 2008 la domanda elettrica è aumentata di circa 5mila terawattora, ovvero quasi il 20% di più di tutta la produzione elettrica degli Stati Uniti nel 2008. E per quanto la produzione da rinnovabili abbia registrato un incremento di circa 900 TWh, la gran parte di tale aumento è derivata da impianti a carbone e gas naturale. Ne consegue che questo trend comporta due problemi sostanziali: un aumento delle emissioni di gas a effetto serra e tensioni in merito alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici. Nucleare e rinnovabili rispondono a queste due problematiche in modo diverso ma complementare: il nucleare fornisce un apporto di elettricità baseload e quindi compete principalmente con i grandi impianti a carbone e gas naturale. Le fonti rinnovabili danno un contributo intermittente e quindi completano la domanda complessiva di elettricità. Credo sia interessante notare come il futuro di queste due fonti energetiche si muova secondo linee parallele a seconda dell'intensità con cui i governi affronteranno la questione climatica.

Appunto. Nelle vostre previsioni come potrebbero andare le cose?
Nel nostro scenario di riferimento, il New Policies Scenario, il contributo del complesso delle fonti rinnovabili aumenta sostanzialmente, raggiungendo al 2035 quasi un terzo della produzione elettrica mondiale rispetto al 19% del 2008. Se consideriamo lo scenario necessario a garantirci una traiettoria coerente con un obiettivo di limitare l'aumento della temperatura a 2 gradi, il contributo delle rinnovabili cresce ulteriormente, arrivando al 46% del totale. Analogamente, il ruolo del nucleare aumenta in modo marcato arrivando al 20% della produzione complessiva e diventando la prima fonte al mondo per produzione di elettricità. Per quanto riguarda il tema degli incentivi, le fonti rinnovabili richiederanno nel periodo 2010-2035 sostegni governativi nell'ordine di 2.500 miliardi di dollari. Tale cifra è ovviamente ancora più elevata nell'ipotesi dello scenario in cui venissero adottate politiche ambientali ancora più stringenti. È quindi necessario che gli incentivi vengano mantenuti a un livello sufficiente ma adeguato e senza sprechi, perché le rinnovabili possano svilupparsi nel medio termine e diventare competitive con le altre fonti di energia. In sostanza direi che la questione che si pone oggi non è di scegliere tra nucleare e rinnovabili, ma tenere a mente che il mondo ha bisogno di entrambe.

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.