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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 16:02.

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Lo "sprint green" viene dal Centro Nord. Non è l'assolata Puglia, né la bella Sicilia dalle coste frastagliate. Non sono i campi della Campania o le cime dell'Etna. No, sono piuttosto le Alpi con i loro ghiacciai, la Lombardia con l'efficiente burocrazia e le ampie (seppure nebbiose) pianure, la Liguria con le coste ventose a guidare l'avanzata delle energie rinnovabili in Italia.

A parlare non è solo la morfologia del territorio, ma gli ultimi dati del Gestore servizi energetici (Gse). Al 31 ottobre 2010, è proprio la Lombardia a piazzarsi in testa alla classifica delle regioni italiane per numero di impianti finanziati con il primo e il nuovo Conto Energia. Milano e dintorni contano 16.490 installazioni fotovoltaiche, per una potenza totale di 198 Mw (seconda solo alla Puglia). L'Emilia Romagna (con 9.874 impianti e 147 Mw), il Piemonte (con 8.414 impianti e 131 Mw), il Veneto (12.034 impianti e 127 Mw) e il Lazio (6.492 impianti e 126 Mw) seguono nella graduatoria, segnalando così l'importanza delle regioni settentrionali del paese per lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Da sole, le 12 regioni del Centro Nord Italia annoverano il 73% degli impianti fotovoltaici del paese e generano il 63% della potenza complessiva.
Anche le altre green energies sono ben sviluppate dal Lazio in su. A fine 2009, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto contavano da soli per oltre 9mila Mw di potenza installata da idroelettrico (pari a più del 50% su un totale nazionale di 18mila Mw circa). Sempre la Lombardia risultava prima per potenza installata da biomasse (con 460,5 Mw), seguita a breve distanza dall'Emilia Romagna (a quota 370,8 Mw). Calcolando il totale di tutte le fonti rinnovabili, il Centro Nord Italia produce più di 17.700 Mw provenienti da quasi 55mila impianti differenti: il 66% della potenza nazionale.

Secondo Gerardo Montanino, direttore esecutivo del Gse, «il Centro Nord darà un contributo determinante da più punti di vista al raggiungimento degli ambiziosi traguardi del piano d'azione presentato a Bruxelles l'estate scorsa, e al conseguimento degli obiettivi europei del 2020 per l'Italia. Siamo partiti in ritardo, ma già dall'anno scorso ci siamo distinti come secondo paese al mondo per il fotovoltaico».
Molto è merito delle politiche nazionali, soprattutto in seguito all'approvazione del nuovo Conto Energia. «I nostri incentivi, anche per le altre fonti rinnovabili, sono tra i più generosi in assoluto – rileva Montanino – quasi a compensare le difficoltà burocratiche e amministrative di accesso al mercato. E attirano numerosi capitali stranieri. Cina, Giappone, Spagna: tutto il mondo guarda all'Italia con interesse, e in particolare alle regioni centro-settentrionali».
L'analisi del direttore tocca ogni fonte rinnovabile: «Sul fronte del fotovoltaico, Lombardia e Veneto si sono particolarmente distinte per numero di nuovi impianti. Se nel Sud prende piede il modello dei grandi campi fotovoltaici, nel Nord si moltiplicano le installazioni piccole e medie». Le biomasse sono diffuse soprattutto nel settentrione «anche perché vengono utilizzate sia per la produzione di energia, sia per generare calore». L'idroelettrico è concentrato soprattutto sull'arco alpino: Piemonte, Lombardia e Trentino fanno la parte del leone. «Del geotermico si parla solo in Toscana, dove sono concentrati gli unici 32 impianti d'Italia».

Più in generale, conclude Montanino, «sarebbe opportuno definire quanto prima il burden sharing regionale: ovvero, l'impegno di ogni regione per contribuire alla produzione di energie rinnovabili in vista degli obiettivi 2020».

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