Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 10:06.

My24
Barack Obama in visita ai pannelli solari di una base militare in NevadaBarack Obama in visita ai pannelli solari di una base militare in Nevada

Il Pentagono è ben più "verde" del Congresso americano. Pochi mesi fa, la Us Navy ha fatto volare un caccia F/A-18 con una miscela fifty-fifty di carburante tradizionale e di un biocarburante estratto dalla Camelina, una pianta coltivata nel Montana. Il Makin Island, il nuovo mezzo da assalto marino dotato di un motore ibrido, ha risparmiato 2 milioni di dollari di carburante nel solo viaggio inaugurale. E presto sarà sperimentato un elicottero che usa un biofuel ricavato dalle alghe. Ma questo è solo l'inizio.

Ray Mabus, già ambasciatore americano in Arabia Saudita e oggi segretario di Barack Obama per la Marina, sta costruendo una strategia per un esercito più eco-sostenibile. Lo rivela Thomas Friedman nella sua ultima column sul New York Times, dove loda la lungimiranza strategica del dipartimento della Difesa, al fine di sparare a zero sul Congresso che ha sbarrato la strada al climate change bill di Obama.

«Secondo un recente studio basato su informazioni del 2007 - scrive l'editorialista – l'esercito perde un uomo, per decesso o ferimento, ogni 24 convogli di carburante che si muovono in Afghanistan». Da qui, la conclusione: più energia rinnovabile si usa nei campi-base, meglio è. «Al contrario del Congresso, che può essere comprato da Big Oil e da Big Coal - sentenzia Friedman riferendosi alle lobby del petrolio e del carbone – è difficile proibire ai marine di dotarsi di pannelli solari che potrebbero salvare delle vite umane».

Ma agli occhi del Pentagono, che per mestiere deve guardare più lontano di un semplice mandato elettorale, le questioni energetiche e climatiche sono una cosa seria per davvero. Basta andare a vedere la pagina della Us Navy task force on climate change, su Facebook.

«Noi della Marina – dice l'ammiraglio David Titley, direttore della task force – sappiamo che il cambiamento climatico è un rischio reale, con rilevanti implicazioni strategiche e di sicurezza nazionale».

Da oceanografo, Titley punta il dito sulla crescente acidificazione dei sette mari, che «potrebbe compromettere l'esistenza dei molluschi e quindi la vita di un miliardo di persone che traggono da lì i fabbrisogni proteici». Per non parlare delle «instabilità regionali, o delle migrazioni di massa – dice Titley, incontrato al vertice climatico di Cancun, dov'era volato per portare la sua testimonianza – che si verificheranno nelle aree del pianeta più colpite» dal riscaldamento.

Però Titley è anche un militare. E, a suo dire, le implicazioni strategiche del climate change sono tutto fuorché irrilevanti. «I maggiori effetti del riscaldamento – assicura – si avvertono nell'Artico. Ormai d'estate i ghiacci si restringono sempre di più e fra qualche anno ci aspettiamo che il passaggio a nord-ovest resterà aperto per mesi. Come risultato, lo Stretto di Bering diventerà strategico come lo Stretto di Hormuz», dove transitano le petroliere con il greggio saudita. In altre parole, per una volta sarà la geografia a cambiare la geopolitica.

Così, mentre il Congresso non approva la legge per tagliare le emissioni-serra del 4,5% (contro il 20% previsto in Europa), «la Marina e i marines – dice Titley – hanno l'obiettivo di ridurre le proprie emissioni di carbonio del 55% entro il 2020, come ci ha chiesto il segretario», Ray Mabus.

In particolare, il Darpa – il braccio scientifico del Pentagono, meglio noto come l'inventore di internet – è al lavoro per sviluppare i combustibili dell'esercito del futuro.
«Il cambiamento climatico preoccupa il dipartimento della Difesa per più motivi», assicura il viceministro Amanda Dory, che ha partecipato in videoconferenza al seminario organizzato dal Pentagono a Cancun. «Prima di tutto, perché i cambiamenti ambientali possono compromettere le operazioni militari in certe aree del pianeta. E poi perché almeno 30 nostre basi sono a rischio, ad esempio per l'innalzamento nel livello dei mari». «Non c'è dubbio – rimarca l'ammiraglio Titley – stanno salendo al doppio della velocità del secolo scorso».

C'è poco da fare: quando si parla di clima e di energia, il Pentagono e il Congresso non sono allineati. A confronto con i parlamentari, i militari sembrano Greenpeace.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.