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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 14:14.

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Hyst, dall'energia la solidarietàHyst, dall'energia la solidarietà

Entro la fine dell'anno un primo impianto potrebbe sorgere in Senegal, ma trattative sono in corso anche col Ghana, il Mozambico, la Costa D'Avorio, il Burkina Faso. Sperimentato in Italia da una decina di aziende agricole e lanciato sul mercato lo scorso anno, il sistema Hyst (Hypercritical separation technology) è stato inventato ormai quarant'anni fa dall'ingegnere biologico Umberto Manola e trasforma la paglia in energia o farina con costi e consumi ridotti.

E soprattutto con l'uso di una sola macchina capace di separare le componenti della materia prima immessa facendo scontrare tra di loro, ad alta velocità, le particelle di biomassa trasportata da getti di aria contrapposti. Ad uscire è il prodotto finito per il confezionamento e la vendita. Proprio perché può essere applicata ovunque, la sfida è ‘portare' la tecnologia Hyst in Africa, così da coniugare i concetti di mercato e solidarietà, sopperendo al problema della malnutrizione infantile. Denominato ‘Frammenti di futuro: cibo per tutti', il progetto mira alla sicurezza alimentare e allo sviluppo sostenibile dell'Africa.

E' stato presentato ufficialmente a Roma dall'Associazione Scienza per l'Amore, che dal 1984 sostiene le ricerche di Manola, e accanto alla BioHyst (la società che segue l'associazione filantropica) vede il supporto scientifico dell'Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) e il sostegno di diverse organizzazioni umanitarie internazionali. Come spiega Pierpaolo Dell'Omo, responsabile settore Ricerca e Sviluppo BioHyst, «partendo dal presupposto che la tecnologia Hyst è in grado di ricavare da biomasse agricole, anche di scarto, prodotti destinati ai settori dell'alimentazione umana e zootecnica come dell'industria chimica e delle energie alternative, senza alcun impatto ambientale, i risultati fino ad oggi ottenuti in Europa ci incoraggiano a trasferire l'esperienza in Africa». Il progetto prevede la sperimentazione del processo con biomasse tipiche locali, soprattutto miglio e sorgo, e la successiva installazione dei primi impianti, che inizialmente potrebbero lavorare un paio di tonnellate di materiale l'ora. Impianti che verrebbero realizzati grazie alle royalties corrisposte dai Paesi industrializzati, che della tecnologia Hyst si servono per il risparmio energetico.

Ad incoraggiare la BioHyst sul fronte della solidarietà sono i progressi fin qui raggiunti nella lavorazione delle biomasse. «Dalla crusca – riprende Dell'Omo - siamo riusciti a recuperare una farina non solo idonea all'alimentazione umana, ma perfetta per la popolazione africana perché risponde al problema della malnutrizione. Ha infatti un alto contenuto proteico, di zinco, di ferro e vitamine». Di qui il passo verso la sperimentazione in loco, con prodotti tipici. «Il nostro fine – chiarisce Daniele Lattanzi, responsabile Business Development Manager di BioHyst – è dare ai Paesi in questione gli strumenti sia per lavorare sia per produrre da soli quanto necessario per una esistenza dignitosa. In una parola, renderli autonomi, consentendo loro di procedere alle successive fasi di stoccaggio e distribuzione».

Anche perché le reali dimensioni dell'operazione, soprattutto in termini economici, all'oggi non si conoscono. Il dato certo è che la materia prima costa 100 euro a tonnellata, la resa è pari al 20 per cento del prodotto immesso, la farina prodotta viene a sua volta venduta a 2.500 euro a tonnellata. Molto dipende dunque dalle biomasse recuperate e dalle condizioni logistiche: gli impianti potrebbero sorgere vicino alle capitali, che sono maggiormente servite, ma sono necessarie strade e mezzi di trasporto. La mission del progetto, comunque in partenza con la imminente sottoscrizione di accordi coi Governi dei Paesi interessati, la sintetizza Alessandra Costa, direttore generale BioHyst: «Il nome che abbiamo dato al progetto è simbolo di una potenzialità oggi esistente che può tramutare un'utopia in realtà. Crediamo sia fondamentale in un'azienda trovare l'armonia tra il giusto profitto, non finalizzato alla mera speculazione, e lo sviluppo di una economia reale che porti benefici all'umanità». BioHyst punta in alto e con l'associazione Scienza per l'Amore ha cominciato una raccolta firme per la candidatura al Nobel dell'inventore Manolo.

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