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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2011 alle ore 12:07.

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Qualcuno forse, in futuro, nemmeno la chiamerà più smart grid, o rete elettrica intelligente. «Ma qualcosa di vicino all'energia personale, e insieme condivisa – prevede Carmelo Papa, vicepresidente di St Microelectronics –. In una rete energetica non solo di risparmi, ma anche di autoproduzione diffusa. Quindi di guadagni, e di servizi ancora da inventare, su questa infrastruttura, anche oltre la sola energia». È il quadro che emerge da chi oggi sta facendo ricerca e sviluppo, in Italia, sulle possibili tappe della smart grid. Come il laboratorio dell'Stm di Catania e l'Rse di Milano, il centro pubblico del Gse dedicato agli studi super partes sul sistema elettrico.

Ne emerge scenario a quattro fasi. La prima è già in atto, in tutta Europa. La smart grid comincia a diffondersi a partire dal suo problema chiave, a cui deve dare risposta.
Trasferiamoci in un ideale (ma non tanto) centro di controllo della rete. Qui le previsioni meteorologiche dicono che nelle ore successive farà bello e ci sarà vento nel Sud Italia. Gli addetti del centro elaborano una previsione e tengono pronti i gestori di generazione fossile (gas, carbone) a immettere meno potenza. I dati via larga banda dalle cabine elettriche intelligenti connesse ai campi eolici e fotovoltaici confermano la salita di potenza rinnovabile. Il sistema viene compensato dal centro. Domani verrà compensato da una specifica rete a larga banda ancora più capillare, e da software di previsione e aggiustamento ancora più automatizzati, calibrati e precisi.

E non solo dai produttori distribuiti di fonti rinnovabili incostanti. Il grande sistema di compensazione avrà, in tempo reale, i dati di consumo elettrico effettivo area per area, territorio per territorio, quartiere per quartiere. Grazie ai contatori elettronici che già inviano ai centri le letture elettriche giornaliere. «Una stima esatta dei consumi finali sarà fondamentale per regolare le varie sezioni della rete – spiega Stefano Besseghini, ad dell'Rse –: di qui la necessità di associare la grid a una rete di comunicazione digitale, che forse sarà internet. Ma dovranno essere circuiti informativi estremamente veloci, sicuri e affidabili. Specie quando si ottimizza la rete, non si può correre il rischio di lasciare un quartiere al buio. E qui la ricerca è fondamentale».

Ma sul contatore intelligente si innesta il secondo passo: l'ottimizzazione dei consumi finali. In presenza di multiple fasce orarie e tariffe (segnalate via rete), in casa dell'utente un software comanderà via rete locale (anche su cavo elettrico) gli elettrodomestici (in particolare quelli più dispendiosi come lavastoviglie e lavatrici) di operare solo al momento giusto. Sensori di presenza spegneranno le luci, l'auto ibrida o elettrica verrà ricaricata anch'essa al momento opportuno. «È un sistema a cui stiamo lavorando da tempo – spiega Matteo Lo Presti dell'Stm di Catania –, insieme a Enel, Telecom Italia, Indesit, Electrolux e altri. Si chiama Energy@home ed è uno standard comune per ottimizzare l'energia in casa. Potrà servirsi di reti locali radio (zigbee o Wi-Fi) oppure anche sui cavi elettrici, come quella a 200 megabit/secondo che stiamo sviluppando».

E di qui la terza fase (forse sovrapposta alla prima): «Ovvero la casa come un sistema di micro-produzione energetica distribuita. Dai pannelli fotovoltaici sul tetto fino ai micro generatori eolici, alle batterie del l'auto ibrida come riserva di energia – dice Papa – con un sistema di microinverter in grado di collegarsi tra loro. E quindi l'aggiunta modulare di pannelli fotovoltaici nel tempo e a seconda delle necessità».

Fino al quarto passo. La smart grid di casa, di quartiere, di area (microgrid) pienamente integrata alla larga banda che diviene terreno per il recupero energetico e la sensorializzazione diffusa. Dai tappetini fotovoltaici capaci di ricaricare un cellulare, alle tende solari, ai sensori di presenza per le luci ma anche per seguire un anziano, ai pavimenti piezoelettrici, ai sistemi antifurto remotizzati. Spunti per qualcosa che ancora è nei laboratori.

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