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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2011 alle ore 12:14.
Che cosa succederà ora al l'industria italiana delle rinnovabili? Le imprese del settore hanno aspettato con ansia il nuovo decreto del governo, hanno tremato quando le prime bozze parlavano di un tetto massimo di 8mila Mw installati (dopodiché addio incentivi), hanno poi chiesto al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di non firmare il provvedimento ravvisando a loro parere elementi di incostituzionalità (la firma è arrivata ieri) e adesso fanno i conti con l'incertezza sul futuro (si veda la scheda).
I motivi di tanta preoccupazione nelle parole di uno degli imprenditori del settore. «Sono vivo per miracolo - racconta Michele Appendino, fondatore e ad di Solar Ventures, che costruisce parchi fotovoltaici in sei paesi -. Le banche sono andate lunghe nella delibera degli investimenti su quattro progetti in Italia che mi avrebbero impegnato, tra debito e capitale, per 80 milioni di euro. Con il decreto non avrei più accesso alle tariffe in base alle quali avevo elaborato il piano finanziario. E le banche mi avrebbero ritirato il finanziamento, lasciandomi completamente esposto. Invece, per fortuna non mi ero ancora esposto del tutto». Certo, continua, «ho sostenuto dei costi e sto valutando azioni di risarcimento. Ma continuerò a operare nel fotovoltaico, soprattutto fuori dall'Italia. Persino in Thailandia ho trovato un quadro normativo più stabile nel quale operare. In Italia, invece, le regole vengono cambiate in corsa, e troppo spesso, senza certezza del diritto nel medio periodo».
Eppure, tutto sembra stabilito. Il terzo Conto energia era stato promulgato soltanto la scorsa estate, dopo una primavera che aveva visto un film molto simile a quello delle ultime settimane. Attesa per i nuovi incentivi, bozze e controbozze, brividi, tira e molla. Ora, la nuova revisione prospettata. Secondo il Gifi, il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane aderente a Confindustria Anie, sono a rischio 10mila posti di lavoro e 40 miliardi di euro di investimenti programmati. «Il settore viene lasciato senza certezza alcuna, in particolare il fotovoltaico» spiega Marco Pigni, direttore di Aper, che insieme ad Assosolare, Gifi e Assoenergie future si è appellato al capo dello stato.
«Con questo decreto abbiamo finalmente dato inizio ad una stabilizzazione del mercato dell'energia da fonti rinnovabili - ha detto invece il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani - eravamo entrati in una bolla che sarebbe esplosa al raggiungimento della quota Ue al 2020 di 8.000 mw da fotovoltaico, quota che siamo in grado di raggiungere invece in pochi mesi». Romani ha poi detto: «La rapida definizione dei nuovi incentivi - è la mia priorità, e per questo voglio prima incontrare direttamente i principali protagonisti tra banche e imprese interessate al settore». Tutto è in evoluzione, dunque.
Per Confindustria «le rinnovabili sono un'opportunità di crescita importante per il paese, anche in vista del raggiungimento degli obiettivi del pacchetto clima europeo, ma è necessario evitare inefficienze e distorsioni del mercato». La razionalizzazione «avrà una ricaduta positiva sul costo del l'energia, fattore determinante per un paese ad alta vocazione manifatturiera».
Le prime stime sugli impianti fotovoltaici installati nel 2010 (vicini al target 2020 con 10 anni di anticipo), l'impatto sulle bollette, i rilievi dell'Authority, le inchieste della magistratura sulla penetrazione delle organizzazioni criminali prima nel business dell'eolico poi nel fotovoltaico (in particolare in Puglia e Sicilia) hanno rafforzato le richieste di interventi sul settore.
Il testo definitivo non contempla il famigerato tetto di 8mila Mw. Dice che gli impianti allacciati alla rete entro il 31 maggio 2011 godranno del terzo Conto energia, quello approvato pochi mesi fa con un taglio rispetto alla precedente versione (che resta comunque valida con il «salva Alcoa» per gli impianti approvati entro fine 2010 e in esercizio entro metà giugno).
Chi arriva dopo questa data, non sa su quale incentivo potrà fare conto: entro il 30 aprile arriverà un decreto ministeriale con le nuove misure di sostegno. Indicherà un limite annuale di potenza, con tariffe decise sulla base del confronto con i paesi dell'Unione europea e quote di potenza diverse a seconda che si tratti di impianti domestici, sui capannoni industriali o nei campi agricoli. In quest'ultimo caso ci sarà maggiore spinta per i terreni marginali, mentre per quelli coltivabili ci sarà un incentivo basso, ma soltanto per gli impianti entro i 5 Mw che non occupino più del 10% della superficie coltivabile.
Il decreto prevede inoltre una sforbiciata dei certificati verdi, che vengono ridotti ma meno di quanto ipotizzato inizialmente. Resta da capire cosa succederà per gli incentivi oltre il 30 dicembre 2012. Verrà introdotto il sistema delle aste per tutte le fonti, ma ancora non sono note le regole. Soddisfazione invece per la definizione del burden sharing che deciderà come ripartire il target europeo tra le Regioni 90 giorni dopo il via libera al decreto.
luca.salvioli@ilsole24ore.com
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