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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2011 alle ore 14:03.

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PARIGI - Le energie rinnovabili non hanno mai goduto di grande popolarità, nel regno del nucleare. Tanto più che grazie ai 58 reattori sparsi per il Paese, i francesi in media pagano l'elettricità 9,2 centesimi a kw, abbondantemente al di sotto della media europea (12,2 centesimi). E così, mentre quasi ovunque si stanziavano fondi, si facevano investimenti, si costruivano filiere industriali legate soprattutto all'energia eolica e solare, la Francia è rimasta un passo indietro.

A dare un po' di slancio alle rinnovabili sono intervenuti, di recente, due elementi. Il primo è stato il supervertice ambientale voluto da Nicolas Sarkozy (e dall'allora ministro dell'Ecologia Jean-Louis Borloo) a fine 2007, la Grenelle de l'Environnement. La seconda spinta è venuta, paradossalmente, dal gigante francese - e mondiale - del nucleare, Edf. Il quale, dovendo accelerare la propria internazionalizzazione (che oggi vale il 44,5% dei 65 miliardi di fatturato), si è reso conto di dover migliorare la propria offerta sul fronte delle energie alternative, soprattutto sui mercati emergenti. Non a caso proprio nei giorni scorsi ha sborsato oltre 1,5 miliardi per passare dal 50% al 100% nella sua società attiva nelle rinnovabili.

L'obiettivo francese è di portare le "nuove energie", in termini di consumi finali, dal 9,6% del 2005 al 23% del 2020 (oggi siamo al 12,5%): dal 13,5% al 27% sul fronte dell'elettricità (15,5%); dal 13,6% al 33% nel settore termico (17%); dall'1,2% al 10,5% nei trasporti (6,5%).
Per quanto riguarda il termico, che dovrebbe passare da 9.400 a 19.700 Mtep, la partita si gioca sulle biomasse, sostanzialmente il legno da ardere, il cui contributo ai consumi finali dovrebbe salire da 9.100 a 16.500 Mtep. Per sollecitare l'installazione delle nuove caldaie, soprattutto da parte degli enti locali e delle imprese, il Governo ha stanziato aiuti a fondo perduto per un miliardo tra il 2009-2011, che saranno prorogati.

Quanto all'elettricità (da 27mila a 62mila Mw), visto che l'idraulico è ampiamente sfruttato e può crescere solo in misura marginale, il salto di quantità dovrebbe avvenire grazie al solare (per il fotovoltaico è previsto un aumento da 25 a 5mila Mw) ma ancor di più all'eolico, il cui contributo dovrebbe passare da 752 a 25mila Mw (19mila a terra e 6mila offshore). Gli aiuti per il fotovoltaico sono basati sul credito d'imposta legato all'installazione (in fase di forte calo, dal 40-50% del costo all'attuale 20-30%) e sulle tariffe di acquisto dell'energia prodotta da parte della rete. Anch'esse in fase di sensibile riduzione, per i privati sono passate da un massimo di 58 centesimi a 46 e vengono ormai riviste al ribasso ogni tre mesi. Sui grandi impianti (di estensione superiore ai mille metri quadrati) sono addirittura disincentivanti.
Certo l'Eliseo guarda con maggior interesse all'eolico. Infatti ha annunciato un megaprogetto da 10 miliardi di euro per la realizzazione di cinque parchi marini al largo delle coste atlantiche: 600 turbine che a partire dal 2015 dovrebbero produrre 3mila Mw.

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