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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 11:13.
TEL AVIV - Una fila di specchi a concentrazione spedisce i raggi del Sole in un punto preciso. È un piccolo cilindro e brilla come un diamante. La centrale sorge nello Yavne Kibbutz, una delle centinaia di comunità israeliane nate all'inizio del Ventesimo secolo che oggi resiste coniugando condivisione, egualitarismo e società di mercato. I 1.100 abitanti di questa piccola oasi verde in mezzo alla terra arida sono quasi autonomi per il riscaldamento delle acque: se ne occupano i grandi dischi dell'impianto solare a concentrazione di Zenith Solar.
La piccola centrale si estende su una superficie di poco più di trecento metri quadrati e ha una potenza di 250 Kw di picco. Si tratta di un impianto dimostrativo. Zenith Solar ha sede ed è nata qui, a circa tre quarti d'ora di auto da Tel Aviv, soltanto cinque anni fa. La tecnologia brevettata consente di produrre energia elettrica e termica sfruttando i raggi del Sole. Nulla a che vedere con il fotovoltaico tradizionale. In questo caso è necessario avere un campo a disposizione da riempire di specchi. Le parabole sono installate su una base rotante in grado si seguire il movimento del Sole durante tutta la giornata, in modo da ottimizzare la cattura dei raggi. Gli specchi sono spessi qualche decina di centimentri e attraversati da una serpentina dove passa l'acqua, che in questo modo viene riscaldata. Nei giorni più caldi, arriva a cento gradi centigradi. Viene conservata in dei grandi vasconi prima di arrivare nelle singole case. I raggi del Sole vengono riflessi dagli specchi in un unico punto.
Come fosse una piccola lampada, una cella fotovoltaica a tripla giunzione situata di fronte riceve i raggi e li converte in energia elettrica che viene mandata nella rete elettrica nazionale sfuttando gli incentivi della "feed in tariff" (sul modello del Conto energia italiano). La cella non è fatta di silicio, ma di arseniuro di gallio. Una tecnologia nata per applicazioni spaziali che è stata adottata da Zenith Solar grazie a una collaborazione con la tedesca Azur. È una tecnologia di frontiera: oggi la tecnologia fotovoltaica più diffusa è il silicio policristallino (45%), seguito dal monocristallino (35%), il film sottile (16%) e il Cigs, ovvero rame, indio, gallio e selenio (4%).
«Il grande vantaggio di questo sistema è la capacità di ottenere allo stesso tempo energia elettrica e termica dal Sole – spiega il ceo Roy Segev – in questo modo arriviamo a un'efficienza del 72%». Il numero è una sintesa della cogenerazione: secondo i calcoli dell'azienda le celle a tripla giunzione hanno un'efficienza del 22% (il fotovoltaico sul mercato oscilla tra il 15 e il 20%), la conversione del Sole in calore arriva invece al 50 per cento. Altri impianti stanno prendendo piede nel mondo. A Melbourne, in Australia, tra un paio di mesi prenderà il via una piccola centrale che fornirà energia a una clinica sanitaria. Un progetto da 10 Mw sta partendo in Cina, nella provincia di Gansu. Un primo accordo è stato firmato anche in Italia, con Neferti, una energy service company calabrese.
A regime, l'azienda dice che i costi di produzione di elettricità sarebbero inferiori ai 10 centesimi di dollaro per chilowattora, e ai 5 centesimi di dollaro per l'energia termica. «In generale il nostro obiettivo è non dipendere dagli incentivi pubblici - continua Segev –. Con l'energia termica in eccesso si potrebbero alimentare turbine per produrre altra corrente, oppure impianti di condizionamento o di desalinizzazione delle acque».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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