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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2011 alle ore 14:53.
Nella piana di Catania, dopo l'aeroporto di Fontanarossa tra la nuova autostrada per Siracusa e la vecchia statale che costeggia la pianura, sta nascendo una delle fabbriche più importanti al mondo per fabbricare pannelli solari. È la 3Sun, una società mista in quote paritetiche, con il 33,3% l'una, fra la Sharp (che aveva inventato la tecnologia fotovoltaica per le sue calcolatrici da tasca), la StMicroelectronics (leader nell'elettronica) e l'Enel (che mette tecnologia e mercato di sbocco).
Lo stabilimento era già pronto. Il palazzo uffici ha ancora l'odore del nuovo, gli impiegati e i dirigenti si muovono in sale grandi e mezzo vuote. La fabbrica avrebbe dovuto ospitare la produzione di memorie per computer della StMicroelectronics. Ma il colosso ha deciso di uscire dal settore e c'era la "scatola" enorme pronta per ospitare la produzione di pannelli solari. L'esterno è di colore blu intenso. L'interno della fabbrica si sta riempiendo in tutta fretta.
«Abbiamo dovuto adeguare alla produzione fotovoltaica un impianto che era nato per fare altro», specifica Laurent Bosson, francese, capoprogetto, oggi un consulente a contratto dopo essere stato il capo della produzione mondiale della StMicroelectronics. L'adeguamento dall'una all'altra produzione ha chiesto interventi importanti, conferma Stefano Meraviglia, che gestisce il cantiere dopo avere costruito centrali elettriche in mezzo mondo con l'Enel: «La fabbrica è su tre piani, perché le produzioni elettroniche hanno un ciclo industriale differente. Invece con i pannelli solari servirebbe un piano unico».
Così è stato attrezzato un sistema sofisticato di montacarichi automatici che caricano i pannelli semipronti a metà delle linee del terzo piano e li portano due piani più sotto, dove si completano le lavorazioni. Un lavoro che ha richiesto un'attenzione particolare per il capo dell'automazione del cantiere, Marco Sutera. Poi la fabbrica ha dovuto dotarsi di tutte le apparecchiature che servono a posare il silicio sulle lastre di vetro: «Qui c'è l'impianto di trigenerazione, che fornisce il calore, l'elettricità e il freddo. Quella – aggiunge Giuseppe Vento, capo delle "utility" – è la linea per produrre acqua perfettamente deionizzata. Lì c'è l'impianto del silene».
Ai primi di luglio, l'inaugurazione ufficiale. Il lavoro di montaggio corre forsennato dentro e fuori della fabbrica per far arrivare l'impianto pronto per l'appuntamento con il taglio del nastro. L'inaugurazione sarà molto formale, si produrrà qualche pannello fotovoltaico da mostrare ai ministri e da incorniciare a una parete dello studio dell'amministratore delegato. La produzione vera, quella industriale, partirà in autunno, tra settembre e ottobre.
Un migliaio di addetti imbullona, sposta, fissa, allestisce, scarica i materiali nel piazzale. I macchinari più pesanti viaggiano all'interno della fabbrica, sui pavimenti lucidi, fino al luogo di destinazione definitiva scivolando su cuscini d'aria compressa. Squadre di giapponesi, gelosissimi delle loro riservatezze industriali, seguono con zelo ogni passo dei lavori di montaggio delle tre linee da 80 megawatt l'una. Da una parte arrivano i vetri sagomati, e un treno automatico sposterà fino alle camere del vuoto i vetri sui quali, con il plasma sottovuoto, sarà depositato uno strato sottile di silicio.
Al secondo piano, sotto le linee principali disposte sul terzo piano, ci sono i macchinari che generano il vuoto, sequenze di motori e aspiratori. Le tre linee produttive parallele sforneranno pannelli di vetro coperti di silicio grandi un metro per un metro e quaranta, le misure standard. È la tecnologia del cosiddetto "film sottile", che ha rendimenti meno vistosi di altre tecnologie (come quella a concentrazione, oppure come le celle della padovana Dichroic Cells), ma se ha rendimenti meno appariscenti (nell'ordine del 10%) consente costi e prezzi appetitosi per il mercato.
Saranno rendimenti in linea con le esigenze del mercato, e per Francesco Starace, amministratore delegato dell'Enel Green Power, «questi pannelli sono di una qualità molto alta, e poi sono della classe dei "frameless", senza quel telaio che ne vincola le applicazioni».
Non ha fretta Andrea Cuomo, presidente della 3Sun: «Cominciamo a camminare con una produzione italiana. Poi vedremo se ci sarà lo spazio per correre. Questo stabilimento dovrà essere competitivo sul lungo periodo, anche quando il mercato non avrà più la spinta degli incentivi. Perché l'industria vera non può stare in piedi con i sussidi tutta la vita».
Un'ultima nota. Dentro allo stabilimento, da un lato delle linee di produzione dei pannelli, c'è la grande macchina argentatrice, che depone sul dorso del vetro una pellicola sottilissima riflettente d'argento allo stato più puro. Dentro alla macchina c'è un lingotto gigante d'argento da 200 chili: bottino appetitoso per Diabolik.
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