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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2011 alle ore 19:13.

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Piano per mobilita' sostenibile cercasiPiano per mobilita' sostenibile cercasi

Altro che impatto. A zero, In Italia, c'è il piano nazionale sulla mobilità sostenibile. Mentre l'Autorità per l'Energia si affanna con raccomandazioni ai parlamentari – al momento cadute nel vuoto - e l'Unrae (l'associazione che riunisce i costruttori automobilistici stranieri) strilla ai quattro venti la propria indignazione per la mancata azione governativa, l'unica attività istituzionale che si intravede all'orizzonte – la proposta dell'onorevole Agostino Ghiglia per gli incentivi all'acquisto delle auto elettriche - beccheggia pigramente nella laguna della burocrazia parlamentare senza grandi speranze di finanziamento.

E' così che le uniche iniziative degne di nota sono da ascrivere agli uomini e alle aziende di buona volontà, più che all'azione corale, ancorché in pubbliche amministrazioni: Milano, Brescia, Pisa, Parma in partnership con le coppie Renault Nissan - A2A e Mercedes – Enel su tutti. Esperienze a macchia di leopardo, le definisce Marco Martina, esperto automotive di Deloitte, "non il frutto di un organico progetto/modello di mobilità sostenibile sia in termini ecologici che di business".

Potrebbero anche bastare come premessa, non fosse che il tema della mobilità elettrica, e più in generale dell'abbattimento di consumi ed emissioni nei trasporti, campeggia fra i primi punti all'ordine del giorno in Europa. A cominciare dalla Germania che esibisce numeri imbarazzanti: 2 miliardi di euro l'impegno per lo sviluppo dell'auto elettrica che potrebbe voler dire un milione di autovetture a batterie circolanti entro il 2020, 5 milioni entro il 2030. Con i produttori tedeschi che si allargano a 17 miliardi di investimenti promettendo 20 mila nuovi posti di lavoro. E' il piano che fa saltare i nervi al direttore generale dell'Unrae Gianni Filipponi: "In Europa l'Italia spicca per la sua assenza ed ha una posizione divenuta sempre più difficile da comprendere."

A salvare l'onore tricolore – al momento – c'è per l'appunto l'Autorità Elettrica per l'Energia. In un'indagine conoscitiva sullo sviluppo della mobilità elettrica - dopo aver ricordato che è in un gioco una fetta importante della politica energetica, ambientale e industriale del Paese - tira la giacchetta alla commissione Trasporti e Attività Produttive della Camera e ipotizza (spera?) in alcuni ‘milioni di veicoli elettrici in Italia tra il 2015 e il 2020'. Per poi, ovviamente, concentrarsi sugli aspetti distributivi e tariffari.

Per Gabriele Grea, docente di economia della mobilità urbana al Memit Bocconi, non riusciamo a guardare al di là del nostro naso: "a livello nazionale sembra mancare la comprensione non solo delle opportunità legate allo sviluppo di una nuova filiera produttiva, di servizi ad alto valore aggiunto e dei relativi indotti, ma anche dell'urgenza di mettere sul piatto una riflessione di carattere culturale sulla mobilità del futuro, dove l'opzione elettrica costituirà un tassello fondamentale".

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