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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2011 alle ore 19:18.
Il cuore solare di Archimede, il sistema a grandi specchi parabolici sviluppato dall'Enea e poi tradotto in un primo impianto Enel a Priolo. Oggi però questo cuore solare, il tubo sottovuoto super-nero che cattura i raggi solari e li traduce in calore fino a 550 gradi (un record mondiale) diviene fabbrica, alias 200 nuovi posti di lavoro ad alta tecnologia e l'ambizioni di porsi all'avanguardia sulla frontiera del solare termodinamico a concentrazione.
Protagonista una media azienda italiana, l'Angelantoni Industries (55%) in joint venture con il colosso tedesco Siemens (45%). A Massa Martana (Perugia) il nuovo stabilimento, edilizia in classe A e alto risparmio energetico, sta mettendo a punto le sue nuove macchine, dove spicca una linea di 80 metri per la deposizione a vuoto (sputtering) di materiali nanometrici progettata e realizzata dalla stessa Angelantoni (gruppo peraltro impegnato in simulatori spaziali). «Contiamo di produrre al ritmo di 75mila ricevitori all'anno - spiega Gianluigi Angelantoni, amministratore delegato di Angelantoni Industrie - e poi raddoppiare la nostra capacità produttiva».
Può sembrare una scommessa azzardata, questa. Il solare termodinamico, a differenza del fotovoltaico, è ancora una tecnologia sostanzialmente ai blocchi di partenza. E, per divenire economica, ha bisogno di aree a forte irraggiamento, come il Nord-Africa, il Medio Oriente, i deserti americani e asiatici. Eppure i programmi di Archimede Solar Energy sono piuttosto ottimistici. La produzione per il 2012 è già quasi tutta prenotata. E la domanda verrà proprio dal Nord-Africa, da un impianto-pilota che Siemens ha in programma in Portogallo, e dall'Asia. «Per non parlare di due iniziative in Sicilia - spiega Paolo Martini, responsabile dello sviluppo business di Archimede Solar Energy - 12 megawatt in partenza a Gela e altri 70 previsti, ma in corso di approvazione, in un'altra area dell'isola».
Il fattore chiave è però che il tubo super-nero di Angelantoni (Cermet) è superiore, in termini di produttività solare, a quello dei concorrenti. Si basa su anni di ricerche dell'Enea, sul mix ottimale dei nano-materiali (metalli e ceramiche) in grado di assorbire la luce e non farla rimbalzare fuori. «Per questo se un ricevitore solare è superiore del 5 o 10% fa la differenza su impianti di chilometri di specchi e da centinaia di megawatt - spiega Martini - e noi oggi abbiamo una carta di competitività da giocare».
Il progetto Archimede, lanciato all'Enea dal Nobel Carlo Rubbia, nel 2000, puntava fin dall'inizio a superare tutte le altre tecnologie simili (specchi parabolici e tubi ricevitori a olio a 250 gradi) mediante lo sviluppo di un tubo ricevitore capace di andare a 550 gradi e a un fluido, invece dell'olio sintetico (infiammabile), fatto di sali fusi, adatti a essere conservati (a centinaia di gradi) in speciali contenitori, e quindi assicurare la continuità di produzione di vapore ed elettricità anche nelle ore notturne. «E noi fummo chiamati a sviluppare la prima macchina di sputtering per fare questi tubi - ricorda Angelantoni - che tuttora funziona qui da noi. Era il 2003, un lungo cammino».
Oggi, oltre a Priolo-Enel anche Siemens e altri cominciano ad interessarsi a questa soluzione di punta. E intanto la nuova fabbrica Angelantoni produrrà anche tubi super-neri per impianti solari a olio e persino ad acqua a 300 gradi. Insieme ad Enea poi l'azienda ha avviato il progetto Helios Lab, per la ricerca su ulteriori generazioni del Cermet, capaci di raggiungere temperature ancora più alte. La collaborazione con l'ente energetico pubblico quindi non si interromperà, ma resterà al centro della traiettoria della nuova azienda umbra. «Il mercato mondiale del solare termodinamico è in evidente movimento – conclude Angelantoni – e la stessa Siemens ha deciso, cinque mesi fa, di portare la sua partecipazione dal 23 al 45 per cento. Segno che ci credono come noi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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