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Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2011 alle ore 14:55.

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L'energia sta diventando sempre più una questione privata. Alle grandi reti di distribuzione della corrente elettrica prodotta da grandi centrali potrebbe un poco alla volta affiancarsi anche un sistema diverso, in cui ciascuno produce quello che gli serve, possibilmente in modo ecologico, mette via quello che non usa e poi lo riprende quando ne ha bisogno.

Può sembrare un'idea estrema, adatta solo ai deserti australiani, a isole sperdute o alla mentalità individualista che attribuiamo agli americani, e invece è una strada sulla quale si stanno incamminando molti grandi progetti in tutto il mondo. E uno degli esempi più avanzati esiste proprio in Italia.

L'ha messo a punto la Fiamm, storica azienda di batterie per le auto nata nel 1942 a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza che oggi ha sposato in modo deciso l'idea di dare il proprio contributo allo sviluppo della Green economy e che dimostra di essere più avanti di molti centri di ricerca e di molte aziende straniere. Il progetto Fiamm è molto semplice: un'oasi energetica autosufficiente, che sia in grado di produrre e accumulare e che possa adattarsi a molte diverse esigenze. Il "modello base" dell'Oasi ha le dimensioni di un container, anzi è realizzato proprio sfruttando un container. Dentro ci sono le batterie, al piombo o, meglio ancora, al sale, ovvero realizzate con sodio-cloruri di nikel, che sono ancora più efficienti (le materie prime costano poco, le batterie non richiedono alcuna manutenzione, funzionano anche in climi estremi, garantiscono moltissimi cicli di ricarica ed è previsto che durino almeno 10 anni) e molto più ecologiche (sono quasi completamente riciclabili). Ogni container può accumulare all'incirca 50-60 kWh, ma il sistema è modulare e può essere fatto crescere come si vuole. Fuori c'è una serie di pannelli fotovoltaici o una pala eolica (ma anche un impianto a biomasse, o una turbina alimentata da un corso d'acqua, se si preferisce) per produrre l'energia. In mezzo, un inverter in grado di regolare i flussi in entrata e in uscita. Con meno di 150.000 euro tutto questo può essere messo in funzione in qualunque luogo della Terra.

Il problema principale delle energie rinnovabili, infatti, è proprio quello dell'accumulo dell'energia. Le tecnologie per l'eolico e il fotovoltaico corrono e continuano a diventare più economiche. Però il sole e il vento non garantiscono una produzione continua, hanno picchi in alcuni momenti e cali in altri, fino a scomparire del tutto (come il sole durante la notte). Per questo oggi gli impianti eolici e fotovoltaici vengono collegati alla rete nazionale alla quale cedono tutta la produzione che non viene consumata subito e dalla quale gli utenti possono prendere energia quando l'impianto è fermo o diventa insufficiente.

Le isole ideate dalla Fiamm consentono invece di fare tutto da sé: una baita isolata in montagna o la fattoria su un'isoletta potrebbero non avere più bisogno di collegarsi ad alcuna rete. In realtà, le situazioni a cui questo modo fai-da-te di gestire l'energia sono molte di più. Basta allargare lo sguardo al livello mondiale e pensare ai piccoli villaggi dell'Africa, per capire come un'idea simile possa avere un grande futuro. «Comunità isolate esistono anche in molti luoghi, come il Brasile», racaconta Samuele Lupatini, responsabile marketing della nuova divisione Energy Storage System della Fiamm. «E un sistema come quello delle Oasi può servire in molte altre circostanze, dal resort isolato che vuole essere completamente ecologico a un esercito che deve spostarsi e vuole essere autosufficiente». Ma in realtà anche il mondo evoluto e apparentemente senza problemi di distribuzione dell'energia potrebbe trarre vantaggi da questi grandi sistemi di accumulo. Con il sistema attuale, infatti, la rete elettrica è costretta ad assorbire l'energia prodotta dagli impianti grandi o piccoli, compresi i parchi eolici, anche quando questa energia non serve. Mettere in mezzo delle batterie potrebbe aumentare l'efficienza di tutto il sistema.

Per dimostrare che il sistema funziona bene, la Fiamm non si è limitata a esporlo, come ha già fatto la scorsa primavera al SolarExpo di Verona Fiere, ma lo ha anche realizzato in grande scala. Ad Almisano è già in funzione una isola energetica lavorando insieme a uno spin-off dell'Università di Padova (Galileia), a Terni Energia Spa e alla Elettronica Santerno del Gruppo Carraro. L'impianto ha 4.500 m2 di pannelli fotovoltaici e un sistema di accumulo modulare realizzate con le batterie al sale in grado di stoccare circa il 40% dell'energia prodotta. Il risultato è una produzione attorno ai 200.000 kW/h all'anno, che è più o meno il consumo di 40 o 50 famiglie, facendo risparmiare all'ambiente 106 tonnellate all'anno di anidride carbonica.

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