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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2011 alle ore 20:29.

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La crisi colpisce e duro e colpisce, questa volta, le ambizioni ecologiste di Google. Il colosso di Mountain View tra le sue bandiere aveva innalzato anche quella della difesa dell'ambiente e della ricerca di energie rinnovabili, soprattutto solare e geotermico.

Gli uomini che guidano il più potente motore di ricerca del mondo sanno che internet ormai è nota anche per essere una fonte di consumo energetico enorme a livello mondiale e che quindi chi lavora sul traffico del web ha responsabilità ormai paragonabili a quelle di chi gestisce un'acciaieria dal punto di vista delle emissioni nell'atmosfera e, a cascata, dei rischi di cambiamento climatico per il pianeta. Per questo nel 2007 avevano lanciato l'operazione "Renewable Energy Cheaper than Coal", ovvero energia rinnovabile più economica del carbone.

Ma adesso tutto è finito, o quasi. Dal proprio blog il Senior Vice President Urs Hölzle ha annunciato che il programma va in soffitta, insieme ad altri progetti «che non hanno avuto l'impatto che avevamo sperato». Un modo molto soft di ammettere una sconfitta, ma da quelle parti è forse la prima volta che capita. Molto sobrio anche l'addio pubblicato sulla pagina del sito dell'azienda dedicato all'iniziativa.
Il progetto di Google è stata una cosa seria, non solo una questione di facciata. La società fondata da Larry Page e Sergey Brin ha investito davvero per lo sviluppo delle rinnovabili. Per esempio aiutando la realizzazione della prima mappa del potenziale geotermico degli Stati Uniti: un lavoro indispensabile per sapere dove e quanto si può o si deve scavare per trovare calore sufficiente a produrre energia completamente pulita e certamente inesauribile (almeno nei tempi umani) visto che proviene direttamente dal calore interno del nostro pianeta. La stessa cosa, per esempio, la sta facendo il Cnr in Italia. L'altro grande fronte di impegno da parte di Google è stato laiuto a sviluppare nuove tecnologie che rendano competititive le energie rinnovabili, sostenendo le aziende all'avanguardia. Ma il progetto più in vista era quello dell'Ivanpah Solar Electric Generating System, un grandioso impianto di solare termico finanziato dal motore di ricerca con 168 milioni di dollari e che è già in costruzione. Il piano prevede di arrivare a metterlo in funzione entro il 2013.Il solare termico è una tecnologia ancora di frontiera, con pochi impianti pilota nel mondo: uno dei primi è stato in Italia, poi il progetto si è spostato in Spagna, ci lavorano in Australia e negli Stati Uniti, ma nessuno ha ben chiaro se sia un'alternativa davvero competitiva. Mentre con il solare fotovoltaico basta, più o meno, montare i pannelli per ottenere energia, con il solare termico c'è un vero e proprio impianto, in cui gli specchi riflettono la luce verso una cisterna dove di solito c'è un sale che arriva ad altissima temperatura e scalda acqua che si trasforma in vapore e finalmente mette in azione una turbina per produrre energia. Una produzione su scala industriale, insomma, che ha tanti vantaggi (può funzionare anche di notte, per esempio, grazie al calore accumulato), ma anche tanti difetti, come appunto i costi molto alti degli impianti. E l'Ivanpah Solar Electric Generating System nasce per essere il più grande impianto al mondo del genere. Il comunicato di Google non dice che fine farà il progetto. Si limita a mettere a disposizione di tutti tutto quello che in questi anni il gruppo di ingegneri messo in piedi a Mountain View dice di aver imparato, per esempio a proposito della possibilità di riscaldare direttamente aria e risparmiare nell'uso dell'acqua all'interno dell'impianto. Come dire che la strada delle energie rinnovabili deve proseguire, ma senza i soldi di Google.

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