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Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2011 alle ore 12:34.
Metti insieme un'azienda storica del settore del pannolino, con uno dei più importanti centri del riciclo d'Italia, e con il comune più "riciclone" d'Italia, ed ecco il progetto "riciclo del pannolino", cioè come eliminare i pannolini usati dalle discariche e trasformarli in arredo urbano e oggetti di plastica. I tre soggetti di cui sopra sono Fater, l'azienda pescarese nota per i Lines e i Pampers, il centro riciclo di Vedelago, nel trevigiano, e il Comune di Ponte nelle Alpi (Belluno), che vanta il 90% di raccolta differenziata.
Chi fa che cosa? Fater ha finanziato la ricerca del sistema e lo sviluppo tecnologico su brevetti di proprietà, il comune si occuperà di separare nella raccolta pannolini per bambini e altri (assorbenti femminili, prodotti per l'incontinenza,..) conferendoli al centro di Vedelago, questi accoglierà presso il centro l'impianto di Fater e provvederà al riciclo di 500° tonnellate di pannolini usati. Tenendo conto che non cambiano solo le destinazioni d'uso, ma anche le tipologie, nel senso che ce ne sono di monouso e lavabili, ecologici o biodegradabili (mai al 100%).
Il progetto cerca di risolvere un problema che c'è: in Italia si producono ogni anno 32 milioni di tonnellate di rifiuti, di questi il 3% sono prodotti per l'assorbenza, tutti smaltiti in discarica (73%) o inceneriti (23%), con le conseguenti emissioni nocive. Ed ecco la pensata: un sistema basato su un processo inventato da Marcello Somma, 38 enne salernitano, brillante cervello fuggito all'estero e rientrato in Italia (usufruendo del programma governativo cosiddetto di "rientro dei cervelli") proprio in Fater, dove diventa responsabile per lo sviluppo sostenibile e segue il progetto di riciclo.
Ecco una descrizione delle varie fasi in rapida successione: in un contenitore vengono accumulati i pannolini usati, il processo agisce tramite vapore a pressione, senza utilizzo alcuno di agenti chimici, in questo modo i pannolini vengono sterilizzati, eliminati i potenziali batteri patogeni e i cattivi odori (prima tutto finiva in discarica), indi le componenti del pannolino vengono separate meccanicamente, dando origine a plastica e cellulosa di alta qualità.
La plastica, sottoposta a estrusione, assume la forma di piccoli pallini per essere poi riutilizzata in molti cicli produttivi per la realizzazione di oggetti vari (tra cui il fiore del titolo) e arredi urbani (panchine, per esempio), la cellulosa può essere riutilizzata per realizzare cartoni, o come fertilizzante visto che è ricca di fosforo. L'ambiente ringrazia: nella zona in cui sarà in funzione (una grande area tra le province di Treviso e Belluno, circa 400 mila abitanti), il sistema, una volta a regime, eliminerà ogni anno 1874 tonnellate di Co2, e 4600 tonnellate di rifiuti in discarica, ridurrà il consumo elettrico di 11 mila MJ, e altro ancora.
I vantaggi però sono per tutti. Per i comuni, che ridurranno il costo di conferimento; per i cittadini, che usufruiranno di un servizio di differenziata per i pannolini, che sottrae volume e peso al totale frazione residua secca delle famiglie; per l'economia in generale. E, va da sé, per le mamme, che chiedono da tempo una soluzione al problema. Tutto bene, dunque, ma…Tutti i soggetti coinvolti nel progetto sottolineano come ci sia ancora molto da fare nel campo della sensibilizzazione dei consumatori, quanto sia importante l'uso post che si fa del materiale riciclato, quanto sia auspicabile che il sistema sia replicabile in tutta Italia. E non solo, visto che il brevetto è depositato in molti paesi del mondo. Un esempio a caso: San Francisco, 900 mila abitanti, sta implementando il sistema.
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