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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 18:12.

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Un fondo per finanziare idee "pulite"Un fondo per finanziare idee "pulite"

Ci sono 5 milioni di dollari pronti per dare una mano a chi abbia una buona idea da spendere nel campo delle tecnologie per le energie pulite. Soldi "veri", messi a disposizione da un fondo di investimento creato apposta da General Electric e da Carbon Trust per selezionare e aiutare a diventare realtà i migliori progetti europei capaci di far crescere l'economia rispettando l'ambiente. Il fondo potrà sostenere innovazioni grandi e piccole, appena abbozzate o già pronte per diventare una start-up, nel campo della produzione energetica come in quello del risparmio. Insomma, è pronto a intervenire ovunque ci sia una opportunità di fare qualcosa di nuovo. Certo, la selezione sarà dura e non sarà facile convincere la commissione che sarà incaricata di vagliare i progetti, ma l'opportunità sembra veramente interessante.

Anche perché, come spiega GE, arriva proprio per cercare di dare una mano a un settore che appare in difficoltà anche se ha grandissime possibilità di sviluppo: l'Europa ha perso neanche troppo lentamente la leadership nella capacità di investire nella Green Economy. Nel 2007 il 42% dei soldi spesi per far crescere l'energia pulita nel mondo arrivava dal Vecchio continente, che oggi è sceso a una quota del 25%, mentre Asia e Oceania hanno raddoppiato il proprio peso in termini di soldi investiti in questo settore. Dunque è il momento di fare qualcosa, come, d'altra parte, stanno capendo sempre più persone anche in Italia: solo tre mesi fa Symbola-Unioncamere e Assolombarda hanno presentato il rapporto Greenitaly sull'energia verde ribadendo come questo settore possa essere una delle chiavi per superare la crisi che, giorno dopo giorno, rischia di togliere fiducia anche a chi abbia in testa qualcosa di nuovo e promettente.

«Noi siamo convinti che le potenzialità, le idee, la fantasia ci siano. E questo fondo punta ad essere uno strumento capace di stimolare, di far emergere le realtà che rischiano di restare sommerse perché da noi, ma in tutta Europa e non solo in Italia, manca quel contesto imprenditoriale che rende così diretto il passaggio dall'idea alla sua realizzazione industriale», spiega Sandro de Poli, amministratore delegato di GE. De Poli sa bene qual è la differenza, non solo per l'esperienza di GE negli Stati Uniti, ma anche perché il suo incarico nella multinazionale comprende pure la responsabilità su Israele dove, racconta, la realtà assomiglia molto più a quella della West Coast statunitense, con un passaggio molto rapido dall'idea alla start-up. D'altra parte, anche una società delle dimensioni di GE sembra ormai convinta che per trovare soluzioni davvero nuove e competitive ci si debba affidare, almeno in parte, all'intelligenza diffusa del sistema, incontrollabile e difficile da reclutare all'interno del recinto aziendale, un po' sullo stile di quello che è successo nel mondo del web 2.0, dove l'invisibile mondo degli sviluppatori o delle persone semplicemente dotate di fiuto ha contribuito in modo determinante alle innovazioni dell'ultimo decennio. «Certo, allargare il perimetro può portare a imbatterti in soluzioni inaspettate», ammette de Poli.

Il partner scelto per questa operazione, Carbon Trust, è un'organizzazione no-profit specializzata, come dice il nome, proprio nel sostegno alla riduzione di emissioni in qualunque settore, attraverso consulenze tecnologiche e finanziarie. «Il partner giusto per noi, per l'esperienza e per la garanzia di indipendenza che dà», racconta de Poli. In realtà per GE questa è già la seconda esperienza dopo quella lanciata a livello mondiale a metà del 2010 e battezzata "Ecomagination challenge". In quel caso, con l'aiuto di grandi società di partecipazione come Emerald Technology Ventures, Foundation Capital, Kleiner Perkins Caufield & Byer, Rokport Capital e Science Business il fondo messo a disposizione è stato addirittura di 200 milioni di dollari, pari a 160 milioni di euro. Un anno dopo sono stati scelti i progetti vincitori ed è stato avviato un finanziamento di 134 milioni sui 200 previsti. Le idee che si sono aggiudicate il sostegno spaziano dal software alle comunicazioni, dal solare al risparmio energetico nelle nuove costruzioni (ma nessuna arriva dall'Europa, e questo è un altro motivo che ha spinto alla creazione del nuovo fondo di venture capital).

Quanti progetti verranno scelti dal nuovo fondo, in quali settori, e quanto aiuto otterrà ciascuna proposta adesso è impossibile saperlo. Il comitato di selezione lavorerà senza una griglia precisa. Sarà Carbon Trust a fare una prima soluzione, anche tra i tantissimi progetti già individuati, per poi verificare con GE quelli che davvero abbiamo buone possibilità di trasformarsi in imprese industriali. «In teoria, potremmo assegnare tutta la cifra a un solo progetto o scegliere di aiutarne moltissimi», spiega de Poli, «Quello di cui sono sicuro è che potrà essere una grande occasione anche per le imprese italiane. Indovinare da dove verranno le proposte migliori è difficili, ma penso alla grande tradizione che abbiamo ormai in Italia nel campo della robotica e della domotica, dove si possono sicuramente affacciare nuove soluzioni per il risparmio energetico. E di sciuro c'è moltissimo da fare nella ricerca di soluzioni per la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, un settore che ha sofferto una grossa crisi di investimenti nell'ultimo periodo, ma che ha grandi margini di risparmio da esplorare».

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