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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2012 alle ore 08:48.
«Che cosa penso del nuovo regime? Che rappresenta una misura che aggiunge ulteriori costi indiretti a carico di alcune aziende, va nella direzione opposta alla crescita e all'anticiclicità e desta forte preoccupazione per l'elevato impatto economico che avrà sul sistema industriale e quindi sull'intero paese». Vincenzo Boccia, presidente della Piccola Industria di Confindustria, condanna senza mezzi termini il provvedimento che interviene sulle accise dell'energia per le imprese. «Un aggravio allarmante se si considera che già oggi ci troviamo a dover scontare, rispetto ai nostri colleghi esteri, un costo dell'energia superiore almeno del 30% alla media europea». Stessa posizione nel mondo dei Consorzi dell'energia. «La nuova regola – afferma Massimo Protti, presidente del neonato Coordinamento dei Consorzi Energia di Confindustria – penalizza le medie aziende della meccanica e della metalmeccanica, dell'alimentare, del tessile, della chimica. Insomma una fetta importante del manifatturiero italiano che, per compensare i benefici di piccole e grandi aziende, si accolla un costo aggiuntivo ingiusto e insostenibile».
A fronte di benefici per le piccole aziende e sgravi totali per le grandi (misurate in base al consumo di energia), infatti, la simulazione elaborata da Confindustria e la parallela analisi di Ref Ricerche (si veda pezzo in fondo) evidenzia il pesante impatto che la nuova distribuzione dell'onere fiscale avrà sulle medie imprese: circa 15mila attività che rappresentano però una fetta importante della realtà manifatturiera italiana.
L'iniquità dell'intervento è evidenziato con forza dal Coordinamento, nato proprio per organizzare le esigenze e le istanze dei consorzi aderenti e delle imprese consorziate in tema di energia. «La mancanza di una progressività dell'accisa – aggiunge Protti –, crea un sistema ingiusto che rende difficile la sopravvivenza di una certa taglia di imprese, già fortemente penalizzata dal caro energia. In più, vanifica i benefici dei Consorzi che, nati appunto per negoziare prezzi più favorevoli per le imprese, rischiano di fallire o di trovarsi in una grave crisi di liquidità alla luce della nuova distribuzione dell'imposizione». Questi, infatti, anticipano all'Agenzia delle Dogane i costi energetici delle imprese, in alcuni casi molto incrementati dalle nuove norme.
«Nel mio Consorzio – spiega Andrea Baroni, procuratore del consorzio Energia di Confindustria Pesaro Urbino – su circa 400 aziende, solo una ventina risultano pesantemente penalizzate dalle novità. Ma come si può pensare che poche aziende vengano caricate fiscalmente, per sgravarne altre, senza un principio di gradualità?»
Anche dal punto di vista dell'efficienza ambientale la redistribuzione dell'accisa provoca diverse perplessità. La norma infatti crea la situazione paradossale per cui un'impresa al di sotto della soglia dell'esenzione – ma non lontana dalla stessa – ha più convenienza nello sprecare energia per beneficiare dell'esenzione, piuttosto che mantenere il suo consumo.
Le diverse criticità della nuova norma sono state evidenziate anche in un'interpellanza urgente al ministero dell'Economia e delle Finanze firmata dai deputati Margherita Mastromauro e Michele Ventura.
La risposta di Gianfranco Polillo, Sottosegretario di Stato all'Economia e le finanze – il quale riconosce il problema sollevato dai parlamentari e dichiara di essere impegnato per risolverlo – si articola però intorno a numeri che non trovano riscontro. Polillo dichiara che «abbiamo un gap competitivo nei confronti dell'estero che è molto rilevante» ma che «questo gap si è progressivamente ridotto e la differenza nei confronti della Francia sul costo dell'energia è scesa, negli ultimi cinque anni, in termini di chilowattora da 33 a 22 euro». Da un'elaborazione dei dati di Energy.eu dell'Istituto Bruno Leoni, pubblicata sul Sole 24 Ore del Lunedì del 26 settembre 2011, risulta invece un gap ancora altissimo: se in Italia il costo medio dell'elettricità per i consumatori industriali varia da 0,13 a 0,15 euro per kWh, in Francia è di 0,07 euro, praticamente la metà rispetto al nostro Paese.
Non a caso, la risposta delle imprese italiane all'incremento del carico fiscale è forte. In base allo Statuto per le imprese diventato legge lo scorso anno, poi, ogni nuova legge avrebbe dovuto valutare in via preventiva l'impatto sulle aziende in termini di costi e adempimenti aggiuntivi e cancellarli, una volta evidenziati.
«In un sistema paese che non possiede materie prime e deve la sua forza alla capacità competitiva del sistema produttivo – conclude Boccia – diventa strategico mettere in campo, più che aggravi di costi e nuovi vincoli al fare impresa, una politica industriale volta a supportare la capacità di reazione del manifatturiero nel suo complesso, valorizzandone le potenzialità».
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