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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2012 alle ore 15:00.

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Sono tempi ancora duri per gli energy manager in Italia. Ma, perlomeno, adesso si comincia a conoscere davvero chi sono, che cosa fanno, quali problemi incontrano nel loro lavoro per mettere le aziende in condizione di consumare meno energia senza ridurre la propria attività e così spesso risparmiare molti soldi.

Una ricerca sul ruolo e la situazione degli energy manager delle imprese italiane è stata infatti condotta da Strategic Management Partners (www.strategicmp.eu ) in collaborazione con il Gruppo Sole 24 Ore, per capire come sono inseriti nella realtà aziendale e quali sono le prospettive future della loro azione. La ricerca ha coinvolto 100 persone, scelte in modo da essere rappresentative di tutte le realtà del nostro Paese che hanno una spesa energetica significativa. Ed è in realtà il seguito di un lavoro avviato due anni fa con una prima indagine nazionale dalla quale emerse l'idea di dare vita a un osservatorio permanente che da adesso seguirà l'evoluzione della situazione attraverso inchieste periodiche, programmate due volte all'anno, e incontri e workshop che permettano anche gli energy manager di conoscersi e confrontare le proprie esperienze.

Il quadro che esce dalle risposte che sono state date ai ricercatori di Strategic Management Partner non è entusiasmante. Nella metà dei casi chi ricopre questo ruolo sempre più strategico per le aziende (e in effetti anche sempre più richiesto dal mercato (http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-02-20/comparto-sente-crisi-crescita-142547.shtml ) )è un quadro e solo uno su quattro ha la qualifica di dirigente. I piani energetici aziendali non arrivano ai top manager e restano confinati al ruolo di documenti tecnici. Però le decisioni sui temi dell'efficienza energetica vengono prese dai vertici, magari (succede addirittura nel 60% dei casi) senza consultare gli stessi energy manager.

Come si può immaginare, il settore industriale è quello che più e prima ha cominciato a lavorare sul tema dell'efficienza energetica. Qui gli energy manager esistono da oltre dieci anni e in più di otto casi su dieci è in atto un piano energetico. Il terziario è partito in ritardo e ha dato molta importanza soprattutto al contenimento dei consumi e al miglioramento dell'efficienza degli edifici. La Pubblica amministrazione si piazza ultima, molto indietro, tanto che spesso dopo aver svolto l'analisi della situazione, la diagnosi e la pianificazione degli interventi non riesce a passare alla realizzazione delle azioni previste (solo nel 43% dei casi è stato fatto davvero qualcosa, contro il 66 e 67% di industria e terziario) .

Chi ha modificato gli impianti lo ha fatto soprattutto con l'introduzione di inverter o il miglioramento dell'efficienza di pompe e motori, mentre per gli edifici sono stati toccati soprattutto gli impianti di riscaldamento. Gli interventi di cui gli energy manager sono più orgogliosi, però, sono l'introduzione di pannelli fotovoltaci, che è la strada più spesso scelta dalle aziende che decidono di produrre in proprio parte dell'energia, o interventi per il recupero di calore. Spesso, più o meno nella metà dei casi raccontati dalle persone intervistate in questa prima indagine, quello che è stato fatto ha avuto un tempo di ritorno economico previsto molto breve, appena due anni, ed è stato finanziato dall'azienda direttamente con le proprie risorse. Insomma, piccoli investimenti dei quali si vedono rapidamente i vantaggi economici.

E, un poco alla volta, gli energy manager sembrano riuscire a incidere nella vita delle aziende, che comunque hanno capito o stanno capendo l'importanza del lavoro sull'efficienza energetica, tanto che oltre il 70% ha adottato programmi di sensibilizzazione dei dipendenti sul tema del risparmio, dimostrando una certa sensibilità anche per le piccole azioni e per la diffusione di una cultura condivisa.

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