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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2012 alle ore 12:48.

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Meno di tre anni di sussidi (peraltro dimezzati) all'energia solare e poi stop, in nome della "grid parity" traguardata per il 2015. Privilegiando nel frattempo i pannelli fotovoltaici installati sugli edifici e al servizio dei consumi sul posto, per un' energia «sempre più distribuita», come vuole sottolineare il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. Mentre la stretta sarà più blanda per le altre energie "verdi" finora ai margini degli incentivi sui cui la tecnologia italiana ha forse le carte migliori da giocare: il solare termico, le biomasse, la geotermia.
Il «taglione», come rimarcano molti imprenditori, era ampiamente nell'aria. Dimezzerà la crescita tendenziale del micidiale sovrapprezzo che i finanziamenti al sistema di incentivazione assegna alle già ultra-oberate bollette degli italiani e dovrebbe se non altro correggere la stortura prodotta dal sistema di sussidi al fotovoltaico largamente più ricco d'Europa, che ha però canalizzato gran parte delle risorse verso tecnologie estere (cinesi, soprattutto) competitive sul fronte dei prezzi ma assai meno su quello della qualità, sull'evoluzione tecnologica del prodotto, sulla creazione di quella filiera industriale italiana che ha ben altro potenziale.

Questione di equilibri, naturalmente. Tant'è che le limature ai due provvedimenti che ridisegnano gli aiuti alle rinnovabili proseguono anche in queste ore. Provvedimenti pressati dalla battaglia di chi rivendica, magari legittimamente, correzioni e perfezionamenti. Ma accompagnati da qualche segnale davvero interessante lanciato dagli analisti. Il più significativo: l'energia verde comincia ad essere una realtà dallo sviluppo poderoso. Conviene mantenere alto l'impegno. Conviene applicarsi, massimizzando la resa degli aiuti.
A fronte di un 2011 chiuso all'insegna di finanziamenti e investimenti record (22 miliardi di euro, il 38% in più rispetto al 2010, con il fotovoltaico protagonista assoluto con il suo 83% seguito dall'eolico al 12% lasciando le briciole a tutto ciò che meriterebbe ben altro) nei primi tre mesi di quest'anno a fronte di una domanda di energia ancora calante abbiamo prodotto dal sole e dal vento rispettivamente il 347% e il 48% in più rispetto allo stesso periodo 2011, con il termoelettrico (che comunque rimane largamente egemone) calato invece del 3 per cento.

Utilizzando gli indici significativi, ovvero i chilowattora effettivamente prodotti, a marzo il fotovoltaico è arrivato a coprire ben il 6,4% della nostra richiesta di elettricità e il 7,6% della produzione al netto dell'import, mentre l'eolico è salito rispettivamente al 4,2 e al 5 per cento.
E così nell'ultimo anno il contributo complessivo delle rinnovabili è quasi raddoppiato, segnando un più che brillante 12,3%. A testimonianza che il futuro energetico è in gran parte proprio lì.

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