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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2012 alle ore 11:28.
Prima il rebus delle compatibilità economiche. Poi la battaglia degli interessi contrapposti (i consumatori che pagano i sovrappiù in bolletta e fanno appello ai costi già esorbitanti della nostra energia, le industrie delle energie rinnovabili che rivendicano un sostegno agli investimenti con il loro volano su innovazione e sviluppo). E ora le critiche della Commissione Ue: apprezzabili gli sforzi italiani per definire un sistema di incentivi correttamente bilanciato, ma l'eccesso di adempimenti burocratici rischia di rendere impraticabile la bozza del "quinto conto energia" per i nuovi incentivi al solare fotovoltaico che proprio oggi dovrebbe andare al confronto (più volte rinviato) della conferenza Stato-Regioni.
Non si tratta di un procedimento formale, visto che il Quinto conto energia è ancora in itinere e comunque la Commissione Ue non ha competenza diretta sulle modalità di incentivazione, ma di una "segnalazione" critica. Che il ministero dello Sviluppo italiano ha subito accolto, va detto, con spirito di collaborazione. In particolare sulla principale falla denunciata da Bruxelles: il meccanismo di iscrizione e validazione dei nuovi registri a graduatoria degli impianti. Registri che rischiano di rendere «molto difficile se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento dei progetti» insistono gli uomini del commissario Ue per l'Energia, Gunter Oettinger, dando così vigore alle critiche rivolte alla bozza dalle associazioni imprenditoriali del settore, che lamentavano non solo una stretta troppo severa ai cordoni della borsa, ma anche un eccesso (l'ennesimo) di burocrazia.
Semplificare. Perché – spiega la Commissione nella segnalazione – «l'obbligo di registrare i progetti con capacità superiore ai 12 kW per il fotovoltaico e ai 50 kW per altri progetti di tecnologie di produzione di elettricità rinnovabile potrebbe funzionare come un deterrente capace di paralizzare proprio il segmento di mercato di piccola scala che la riforma mira a rendere prioritario».
La Commissione chiede anche una differenziazione nella riduzione delle tariffe elettriche a seconda della maturità e quindi dell'efficienza complessiva delle diverse tecnologie. Il richiamo di Bruxelles sollecita poi «periodi di transizione più lunghi di quelli attualmente previsti» per poter «accompagnare l'adattamento del mercato ai nuovi sistemi di incentivi e proteggere gli investimenti esistenti», anche perché «le procedure d'attuazione dei nuovi meccanismi d'asta non sono ancora state definite».
Bruxelles ricorda infine che restano ancora da adottare «i sistemi di sostegno per le fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e raffreddamento». Oltre alla «necessità di un'adozione tempestiva» di queste misure nella segnalazione di chiede «chiarezza» sulla prosecuzione del sostegno ai progetti di efficienza energetica con la pronta «definizione degli obiettivi per il 2020 del sistema di certificati bianchi».
Prendono coraggio le associazioni degli imprenditori delle energie verdi. Modifiche subito, per evitare «la bancarotta dell'industria fotovoltaica» esorta Valerio Natalizia, presidente di Gifi-Anie. E a favore della posizione Ue si dichiarano molti esponenti del Pd (Ermete Realacci, Francesco Ferrante, Roberto Della Seta) ma anche l'ex sottosegretario al Ministro dello Sviluppo con delega all'Energia Stefano Saglia (Pdl). Ma i nodi si potrebbero sciogliere già nelle prossime ore. I suggerimenti della Ue – garantiscono i collaboratori del ministro dello Sviluppo Corrado Passera – sono «in linea con le modifiche che stavamo già predisponendo».
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