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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2012 alle ore 17:09.

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In tempi di caro petrolio e con i costi della bolletta elettrica ormai saliti alle stelle, la fonte energetica più longeva, il carbone, sta tornando a giocare un ruolo da protagonista a livello globale, come convengono l'Agenzia internazionale dell'energia e i principali analisti. Anche nel nostro Paese, ormai da diversi anni, la società Sei (Saline energetiche ioniche), controllata dalla multinazionale svizzera RePower, è impegnata nell'approvazione di una mega centrale a carbone a Saline Ioniche, in Provincia di Reggio Calabria.

Lo scorso 15 giugno il progetto ha ottenuto una valutazione d'impatto ambientale (Via) positiva da parte del Consiglio dei ministri ma, a stretto giro di posta, la Regione Calabria ha ribadito il suo parere negativo all'opera, sostenuta da numerose associazioni ambientaliste e comitati locali; a favore dell'impianto si è schierata invece Confindustria. L'investimento, completamente privato, si aggira intorno al miliardo e mezzo di euro e prevede la realizzazione di un impianto a carbone di ultima generazione, costituito da due linee gemelle da 660 MW ciascuna, con un'efficienza superiore al 45%, un sistema di trattamento fumi in grado di rimanere sotto la metà dei limiti di legge e la predisposizione per la Ccs (carbon capture storage, una soluzione sostanzialmente ancora sperimentale per questa fonte, ndr), assicurando così un significativo abbattimento delle (elevate) emissioni del carbone.

L'impianto, assicura Sei, progettato per una vita media superiore ai 30 anni, garantirà la creazione di circa 850 posti di lavoro (con picchi da 1.700 unità) nei cinque anni di cantiere mentre per funzionare, una volta a regime, avrà bisogno di almeno 300 persone (tra dipendenti e indotto diretto), senza contare le ricadute sociali per il territorio. La centrale, tra l'altro, andrebbe a bonificare un'area degradata da un'iniziativa industriale degli anni Settanta, che ha lasciato un'area portuale di 500.000 metri quadri completamente abbandonata. Tutte queste rassicurazioni non bastano però agli oppositori del progetto, preoccupati dell'impatto derivante dall'utilizzo del carbone: Wwf, Legambiente e altre associazioni ecologiste sostengono che questa fonte - anche prendendo a riferimento gli impianti più moderni – abbia un impatto almeno cinque volte superiore a un'equivalente centrale a gas, per quanto riguarda le morti premature causate dall'inquinamento, e circa doppio in termini di emissioni di gas climalteranti. Il progetto della controllata di RePower, è ritenuto dagli ambientalisti anche sostanzialmente inutile, vista la crescente diminuzione del fabbisogno elettrico nazionale e l'utilizzo solo parziale dei moderni gruppi turbogas.

A questo proposito Fabio Bocchiola, responsabile di RePower Italia, ritiene che «non abbiamo bisogno di energia ma di energia a basso costo. Nuova generazione di questo tipo, come quella a carbone, risulta molto utile al Paese, anche in un momento particolare come quello che stiamo vivendo. Il giorno in cui dovessero diventare realmente operativi i mercati unici europei di energia elettrica e gas il parco produttivo italiano rischierà di essere messo fuori mercato se, nel frattempo non si sarà attrezzato a competere a pari livelli di costo». L'Italia, secondo la multinazionale svizzera, presenta un mix energetico troppo sbilanciato sul metano, che produce due effetti principali: espone il Paese a un forte rischio negli approvvigionamenti (sono pochi i produttori, spesso instabili e legati a infrastrutture non flessibili quali i gasdotti) e comporta una bolletta elettrica più cara del 35% rispetto alla media Ue.

Al contrario «Il carbone è una fonte economica e sicura in termini di approvvigionamento: sono molti i Paesi produttori, distribuiti su tutto il pianeta e tendenzialmente stabili politicamente. I fornitori di Saline Ioniche saranno individuati di preciso una volta avviati i lavori di costruzione della Centrale, anche se oggi molto del carbone utilizzato in Europa arriva da Sud Africa e Sud America», ribadisce Bocchiola. L'effettiva realizzazione del progetto di Saline Ioniche è, però, tutt'altro che scontata: il prossimo passo sarà la Conferenza di Servizi, che riunirà tutti gli enti coinvolti nell'iter (quasi 30). Nonostante la lunghezza e le difficoltà del percorso RePower si dice comunque pronta ad andare sino in fondo: «Purtroppo in casi del genere non esistono tempi certi e questo purtroppo era un elemento a noi noto sin dall'inizio.

L'ottenimento del Decreto Via rappresenta sicuramente un passaggio molto importante e non affatto scontato che conferma la qualità del progetto», conclude il responsabile italiano. Ma anche il fronte degli oppositori è altrettanto agguerrito e sostiene che «La destinazione del territorio calabrese a centro per la produzione energetica non può che minare alla base ogni seria prospettiva di sviluppo turistico e agricolo della Calabria, ossia le uniche concrete e valide alternative economiche e occupazionali a lungo termine a una miope politica economica, che vede il futuro della Calabria nero come il carbone».

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