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Economia Aziende

L'università punta su brevetti e spin-off

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Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 10:32.

Centri di ricerca e università, centri di formazione specialistica, aziende che operano nel comparto dei servizi ad alto contenuto tecnologico. È da qui che prende corpo l'idea del Polo per l'innovazione di Pescara in fase di costituzione che, nelle intenzioni, darà la spinta allo sviluppo del territorio dell'area metropolitana Pescara-Chieti.
Enrico Rotolo, presidente del Terziario avanzato di Confindustria Pescara, parla del progetto come «nuovo modello di sviluppo economico del territorio che tragga forza dai suoi elementi qualificanti. È ormai assodato - aggiunge - quanto l'innovazione (compreso il trasferimento della stessa), in quanto frutto di un processo e non solo di felici intuizioni, sia strettamente collegata alla creazione di meccanismi spontanei di condivisione e integrazione delle competenze e conoscenze. La considerazione da cui siamo partiti - sottolinea - è che l'area metropolitana Pescara-Chieti possiede molte delle condizioni che possono agevolare la crescita di un cluster tecnologico così come lo definisce Michael Porter, celebre professore ad Harvard, per il quale "il vantaggio dei cluster è che ognuno di essi costituisce un eco-sistema dove si trovano competenze e risorse quali personale, scuole e fornitori specializzati"».

L'area metropolitana di Pescara-Chieti è quella che, in Abruzzo, gode della maggiore concentrazione abitativa, pur mantenendo un alto grado di vivibilità e di qualità della vita. Sul territorio esistono numerose pmi operanti nell'ambito dei servizi ad alto contenuto tecnologico a cui si aggiunge la presenza di grossi gruppi industriali, come Elsag Datamat, Selex, Thales, Telecom, Engineering, Poste Italiane, Rai. Inoltre, ci sono ampi spazi disponibili in zona industriale adatti o facilmente adattabili alle esigenze del cluster, un'area che gode di un'ottima dotazione infrastrutturale, «superiore - aggiunge Rotolo – alla media delle province italiane (aeroporto, scuole, università, due autostrade, fibra ottica) e "vicinanza" ai maggiori mercati italiani dell'Itc (Milano, Roma e Torino) raggiungibili in un'ora e mezza.
Nicola Mattoscio, docente universitario e presidente della Fondazione PescaraAbruzzo, ammette che la poca estensione di Pescara impedisce alla città di fare massa critica in qualunque settore. «C'è un limite geografico territoriale - dice -, c'è poco spazio, ma le idee ci sono. Pescara è la testa pensante economica dell'Abruzzo. Una regione che ha tre università, tutte qualificate, come Pescara-Chieti, Teramo e L'Aquila. Sono atenei molto giovani, con meno di cinquant'anni. Quella di Pescara-Chieti, 30mila iscritti, è una delle 15 più virtuose dal punto di vista del bilancio».

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«Attraverso le attività di trasferimento tecnologico si valorizza l'attività di ricerca scientifica (compito fondamentale di ciascun ateneo) - sostiene Franco Cuccurullo, il rettore della Pescara-Chieti -. Due strumenti, strettamente connessi, a disposizione dei ricercatori e degli atenei per valorizzare il patrimonio conoscitivo frutto della ricerca scientifica sono i brevetti (strumenti di tutela della proprietà intellettuale) e gli spin-off universitari (strumenti di operatività nel contesto economico-produttivo)».
Nell'Università di Chieti-Pescara la promozione e gestione del trasferimento tecnologico sono affidate alla Scuola superiore dell'ateneo, che fornisce ai ricercatori (e ai Comitati di ateneo) il supporto necessario e segue i brevetti nelle varie fasi di deposito e valorizzazione. Il Comitato spin-off e il Comitato brevetti valutano, rispettivamente, gli elementi di fattibilità tecnica, economica e finanziaria delle proposte di costituzione di spin-off universitari e di registrazione dei brevetti.
«C'è il polo innovazione energia - afferma Ivano Calabrese, vice direttore generale di Confindustria Chieti - con circa 30 aziende impegnate direttamente on-shore e off-shore con oltre 2mila occupati (laureati o tecnici specializzati), cui si aggiunge un indotto(meccanica, impiantistica, trasporti, laboratori, operatori portuali eccetera) con almeno 60 aziende e altri 3-4mila occupati».

Uno spin off che ha solo poco più di un anno ed è già all'attenzione del mondo scientifico e della ricerca nazionale è quello di Media Pharma, un'azienda biofarmaceutica specializzata nello sviluppo di terapie innovative per la cura del cancro. In particolare, il progetto imprenditoriale è finalizzato alla ricerca, sviluppo e commercializzazione di particolari biofarmaci denominati anticorpi monoclonali.
È dalla ricerca universitaria che nell'aprile 2009 è stata costituita Media Pharma, partecipata da diversi soggetti, tra i quali docenti e ricercatori universitari, la Abiogen Pharma, la Invent (società specializzata nel seed-capital) e la Gremre (specializzata nei servizi finanziari). L'attività di Media Pharma viene svolta in collaborazione con gruppi di ricerca afferenti a istituzioni internazionali tra cui il Max Planck Institute di Martinsried (Germania) e l'Università di Pittsburgh.
In forza di una convenzione con l'Università "G. D'Annunzio", Media Pharma ha accesso alle risorse di ricerca di base e clinica dell'ateneo abruzzese. Il presidente Stefano Iacobelli ricorda che finora Media Pharma ha partecipato a cinque bandi, due dei quali già approvati, mentre gli altri tre sono in fase di definizione. Il primo con la Regione Molise con un Por (Programma operativo regionale) che garantirà circa 400mila euro, l'altro con il ministero dell'Università per quasi 700mila euro. «In questa fase Media Pharma è gestibile - afferma il 66enne scienziato romano che nell'azienda spin off è affiancato da Axel Ullrich, scienziato di fama mondiale -, poi quando, speriamo nel 2012, superata la fase 1 i farmaci otterranno l'autorizzazione a essere sperimentati sull'uomo, allora non potranno che entrare nella partita le big pharma, in grado di investire centinaia di milioni di euro».