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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 08:15.

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Nessun correttivo al decreto legislativo sulle rinnovabili, ma subito, entro un paio di settimane, il quarto "conto energia" sul fotovoltaico e il decreto attuativo che dovrà contenere i nuovi incentivi per il settore. Lo promette il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Il presidente della Piccola industria di Confindustria, Vincenzo Boccia, sottolinea che il sistema vecchio di incentivi è stato troppo generoso e che era opportuna una razionalizzazione per evitare che il costo degli incentivi penalizzasse ancora la competitività dei consumatori industriali. Il sistema introdotto da Romani aiuta il settore dell'energia pulita senza generare distorsioni al mercato, aggiunge Agostino Conte del comitato Energia di Confindustria. Ma il settore imprenditoriale è variegato, soprattutto nelle articolazioni locali: Confindustria Padova e Unindustria Bologna temono che il decreto Romani blocchi gli investimenti in energia pulita.

Il ministro rilancia. «Le banche italiane hanno sempre espresso condivisione sulla necessità di calmierare il fenomeno. Caso strano – sorride Romani – a lamentarsi sono invece le banche estere». Entro due settimane saranno noti gli incentivi in vigore dal 1° giugno. Per delineare i nuovi incentivi è stato fissato martedì un incontro con aziende, banche e associazioni.

Secondo Boccia «è indispensabile un processo di razionalizzazione». A suo parere, il sistema italiano «è stato troppo generoso: con l'installazione degli impianti già autorizzati per il solo fotovoltaico, ad esempio, si determinerà un aumento del prezzo dell'energia pari al 20% rispetto a quello della borsa elettrica». Secondo i conti di Boccia, la spesa potrebbe arrivare a 3,7 miliardi. «È impensabile che tale aumento possa gravare principalmente sulle Pmi, che già pagano l'energia elettrica circa il 37% in più dei principali competitor europei». L'obiettivo è arrivare a parametri di sostegno analoghi a quelli di Germania e Francia. Anche se il malcontento delle aziende del settore verde è per Boccia comprensibile e «cambiare le regole in corso d'opera non facilita la programmazione degli investimenti», per le Pmi confindustriali il riequilibro va fatto anche per contenere le speculazioni. Conferma Conte che «lo sviluppo della filiera delle rinnovabili è un'opportunità importante», tuttavia occorre interrogarsi «sulla reale efficienza del sistema attuale e soprattutto su quanto questa incida sul costo dell'energia».

Più cauta Confindustria Padova. «L'incognita incentivi sta avendo pesanti ripercussioni sull'intera filiera delle energie rinnovabili e, in assenza di correttivi da parte del governo, rischia di ridimensionare un settore che a Padova e in Veneto ha dimostrato grande vitalità», osserva il presidente Massimo Pavin. «La reazione dei produttori va ascoltata e recepita in un percorso meno drastico verso il nuovo sistema di incentivi e, soprattutto, non retroattivo. È quanto dirò personalmente al ministro Maurizio Sacconi che incontrerò lunedì». Le regole – dice – non possono essere cambiate in corsa. «I patti vanno onorati, specie da parte dello stato».

E contro il decreto si mobilita anche l'Unindustria Bologna, che ha mandato ai parlamentari una lettera aperta. Il presidente Maurizio Marchesini dice che «centinaia di piccole e medie imprese industriali e di altri settori hanno subito effetti immediati e devastanti, con danni incalcolabili in soli pochi giorni».

L'incertezza del sistema degli incentivi è stata al centro anche del forum organizzato a Siracusa dall'Associazione nazionale per l'energia solare termodinamica, mentre Piero Gnudi, presidente dell'Enel, ricorda che le rinnovabili sono importanti e che il posto ideale per produrle è l'Africa Settentrionale, mentre «il nucleare, se ci fosse stato, ci avrebbe dato una maggiore indipendenza».

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