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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 08:02.

L'Italia deve rafforzare le rinnovabili per compensare la crisi nucleare. «Con normative stabili che diano prevedibilità a consumatori e investitori», afferma Janez Potocnik, sloveno, commissario europeo all'Ambiente. Le risorse sono sempre più scarse, dice. La popolazione mondiale in pochi decenni è cresciuta quattro volte e la produzione mondiale di 40 volte. Il consumo di acqua di nove volte. Le emissioni di anidride carbonica si sono moltiplicate di 17 volte. Nel 2050 gli abitanti della Terra saranno 9 miliardi.
Commissario Potocnik, come far bastare le risorse?
Dobbiamo cambiare il modo di vivere, di produrre, di consumare. Quando parliamo di green economy, significa che dobbiamo usare le nostre risorse in modo più intelligente, più efficiente. Le risorse del mondo sono limitate, e l'Europa dipende dalle importazioni. È una questione non solamente ambientale ma è un tema essenziale per la competitività del sistema-Europa.
Per le risorse energetiche?
Senza dubbio l'incidente atomico in Giappone porterà a un ripensamento degli indirizzi nucleari, ma sarà una scelta di ogni paese. Abbiamo deciso di rendere più severi gli standard di sicurezza, ma l'incidente di Fukushima ci impone di rafforzare il contributo delle fonti rinnovabili di energia per compensare la riduzione prevedibile del nucleare.
Come rafforzare l'energia pulita?
Il sostegno al settore deve essere, badi bene, prevedibile e a lungo termine. Consumatori, investitori e produttori devono sapere quale evoluzione ci sarà. È una questione di avere un progetto. Nello stesso modo, anche sui rifiuti ci dev'essere un'idea di fondo.
La sua idea sui rifiuti?
Bisogna capire come vengono considerati. Sono un problema da rimuovere? Oppure i rifiuti sono una risorsa da riusare in futuro? È fondamentale vederli come risorsa, come una parte della risposta all'uso efficiente delle risorse e alla mancanza di materie prime a basso costo. La nuova direttiva quadro che i paesi stanno recependo chiede che ogni stato membro tratti i rifiuti secondo una gerarchia ben precisa.
Delinei la gerarchia.
Primo, il miglior rifiuto è quello non prodotto.Poi viene il riutilizzo. In terza posizione il riciclo. Poi se non c'è alternativa, l'incenerimento per produrre energia. La discarica è l'ultima soluzione quando non ci sono alternative. Alcuni paesi sono indietro, e buttano in discarica i quattro quinti dei rifiuti urbani, e paesi quasi a zero rifiuti in discarica: qui si vede la strada che devono seguire i paesi meno avanzati.
L'Italia come è collocata?
A metà strada. L'Italia è un grande paese industrializzato e può, anzi deve, fare meglio. Le ricordo che l'Italia è in Europa il paese con il maggior numero di procedure di infrazione alle normative ambientali. Avete collezionato 44 procedure europee di infrazione, in tutti i segmenti della legislazione ambientale. L'Italia può conseguire un miglioramento disaccoppiando la crescita della produzione di rifiuti dalla crescita del Pil. Nel caso della Campania il fattore è più evidente.
Come si può risolvere la vicenda di Napoli?
In primo luogo, separando i rifiuti per consentirne il riciclo. Siamo in contatto continuo con le autorità che gestiscono i rifiuti in Campania e stiamo analizzando il piano di gestione che ci hanno presentato.
Quando avrete finito il lavoro di analisi del piano rifiuti?
Entro fine aprile, e poi decideremo. Speriamo che le cifre che ci sono state date dalle autorità italiane saranno capaci di darci fiducia. Dobbiamo essere sicuri che il programma italiano è credibile e che sarà gestito in modo corretto. Altrimenti dovremo rivolgerci di nuovo alla Corte europea per il secondo ricorso, e la Corte di giustizia potrà decidere sanzioni e perfino pagamenti quotidiani. Sappiamo che non sarà facile risolvere il problema dei rifiuti di Napoli, e quindi non ci interessa un piano che mostri una soluzione immediata da bacchetta magica: ci interessa che il piano sia credibile. Dobbiamo essere sicuri di poterci fidare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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