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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2012 alle ore 17:54.
Fulvio Conti, numero uno di Enel, ci ha creduto sin dall'inizio. E oggi, a un anno e mezzo di distanza dall'ipo, può dire che la scommessa di Enel Green Power, lo spin off delle rinnovabili nato da una costola dell'ex monopolista elettrico, è stata vinta. «Sono contento di poter dire - spiega Conti aprendo l'investor day della società - che Egp ha rispettato gli obiettivi dell'ipo nonostante un contesto generale sfavorevole e che svolgerà un ruolo chiave continuando ad avvantaggiarsi delle sinergie del gruppo». I numeri, d'altro canto, parlano chiaro. Secondo il piano strategico, illustrato dai vertici della società agli analisti, l'ad Francesco Starace e il presidente, nonché cfo di Enel, Luigi Ferraris, Enel Green Power stima un Ebitda a circa 1,7 miliardi di euro nel 2012, per arrivare a 2,2 miliardi nel 2014 e a 2,6 a fine piano.
Da qui al 2016 investimenti per 6,1 miliardi di euro
Consistente poi anche la mole di investimenti che la società delle energie verdi metterà sul piatto da qui al 2016: 6,1 miliardi, per una capacità aggiuntiva di 4,5 Gw, che saranno ripartiti per il 43% sui mercati emergenti, per il 36% in Europa e per il 21% in Nord America. Un'area, quest'ultima, destinata a divenire sempre più cruciale nella strategia di Egp insieme all'America Latina. «Mentre i Paesi come Marocco, Turchia e Sudafrica - ha precisato Starace - sono Stati in cui entreremo con qualche risultato a fine piano e saranno, quindi, il seme lanciato per il prossimo piano». Insomma, la geografia della presenza di Egp è destinata a cambiare nei prossimi anni con un baricentro sempre più internazionale.
Starace:dal 2013 quadro normativo italiano poco chiaro
Quanto all'Italia, i vertici di Egp sono in attesa di capire come cambierà il quadro normativo delle rinnovabili con l'arrivo dei decreti attuativi attualmente al vaglio del Governo. «Abbiamo sempre investito in Italia nella misura di far crescere la capacità tra i 100 e 150 Mw all'anno - chiarisce l'ad - ma quest'anno il sistema vedrà una crescita più forte perché nel 2012 c'è ancora tranquillità normativa e tutti si stanno affrettando su questi investimenti. Quello che abbiamo detto è che in Italia dal 2013 c'è poca chiarezza da un punto di vista della remuneratività perché siamo in attesa dei decreti attuativi».
Ferraris: nessun impatto da un'eventuale carbon tax
Sui tempi del provvedimento, però, non ci sono certezze tanto che Starace non nasconde le difficoltà di una puntuale programmazione in assenza di chiari riferimenti normativi. «Ci dicono che il decreto attuativo uscirà a settimane; pertanto nel piano abbiamo dovuto trattare l'Italia in modo schematico e marginale. Abbiamo ipotizzato un decreto che sarà più severo di quello che c'è adesso e, quindi, che riusciremo a fare un 40-50 MW di eolico ogni anno dal 2013 e forse un impianto geotermico di grandi dimensioni (in Toscana, ndr) nell'arco del piano». Mentre Ferraris, che è anche cfo di Enel, ha rassicurato su un altro fronte: il possibile impatto della carbon tax che potrebbe rientrare nella delega fiscale. «Non crediamo che abbia impatti su di noi, perché non dovrebbe colpire il settore elettrico ma altri. Non ci aspettiamo ricadute negative su di noi».
De Paoli: vogliamo mantenere ferma la disciplina finanziaria
In Italia, dunque, Egp attende di conoscere il destino del settore e intanto rafforza la sua corsa oltreconfine. Con un preciso ruolino di marcia dei suoi fondamentali finanziari. A cominciare dall'esposizione. «Noi stiamo investendo molto e c'è un lieve aumento dell'indebitamento», precisa il direttore finanziario di Egp, Alberto De Paoli, «ma intendiamo mantenere ferma la disciplina finanziaria». Tanto che la società punta a portare il rapporto indebitamento netto/Ebitda dal 2,9 all'1,9. Quanto all'Ebitda, De Paoli aggiunge che il contributo dell'Italia sarà destinato a scendere «al 2016 al di sotto del 40%, al 35-36%» del margine operativo lordo.
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