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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2010 alle ore 15:18.
Alla vigilia dell'esordio degli azzurri ci sentiamo tutti un po' sollevati. Il pessimismo cronico tutto italiano e lo scetticismo mai così giustificato sono, dopo la seconda giornata mondiale, decisamente più mitigati. Perché, parliamoci chiaro, delle 10 squadre viste in azione fino a questo momento non una è riuscita a farci sobbalzare sul divano. Neppure le due big di ieri, l'Argentina di Maradona e l'Inghilterra di Fabio Capello. Vincente la prima, ma di misura e a fatica sulla Nigeria, fermata dagli Stati Uniti la seconda con tanto di prima papera colossale che ha già marchiato a fuoco il povero portiere inglese Green.
Ma andiamo in ordine cronologico perché ad aprire la giornata è stata una scatenata Corea del Sud che ha fatto a brandelli la nostalgica Grecia che ancora sperava di poter vivere di rendita con l'ossatura della formazione che nel 2002 ha conquistato il titolo europeo. Un bagno di realismo per Rehhagel che dovrà in qualche modo mettere qualche pezza a una difesa inguardabile, graziata da un risultato fin troppo stretto per i coreani che avrebbero meritato anche l'assegnazione di un calcio di rigore per un fallo di Vyntra su Lee Chung. Un gol per tempo. A segno dopo 7' il difensore Lee Jung-soo, sugli sviluppi di un calcio d'angolo e dimenticato dal suo marcatore. Nella ripresa è la star ad andare in rete: Park Ji-sung, del Manchester United, fa tutto da solo e corona l'azione personale con il gol che chiude il match. I Greci, mai in grado di nuocere.
Ed eccolo, l'uomo più atteso del Mondiale, il iribelle per eccellenza che si piega al volere delle donne di casa e si presenta ripulito e impeccabile in abito grigio e cravatta lucida. Tutti i flash sono per Diego, e per fortuna. Perché la squadra potenzialmente più forte della competizione vince ma non impressiona. Crea ma non concretizza. Risolve in fretta, dopo 6', con un colpo di testa di Heinze, l'uomo più discusso della vigilia perché considerato il cocco del ct, ma poi rischia grosso, soprattutto quando la Nigeria abbandona i timori reverenziali e si rende conto di poterci quantomeno provare. Gli africani sfiorano il gol del pari a più riprese sul finale di gara, vivacizzati dall'ingresso tardivo di Martins al posto di Obinna. Messi ci mette tutta la sua classe ma non centra il bersaglio, la squadra è a tratti bella da vedere ma solo quando emerge il talento individuale e indiscusso dei suoi campioni. Gran merito, per la verità, va anche al portiere nigeriano Enyeama. Higuain delude e solo nell'ultimo quarto d'ora Dieguito si ricorda di avere in panchina il Re Mida della tripletta interista, Milito. Ottimo e sempre affidabile l'altro nerazzurro, Samuel, in difesa. Meno i suoi compagni di reparto ancora indenni ma da registrare.