Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 15 giugno 2010 alle ore 17:48.
Quando Kissinger chiama, è tempo di mondiali. Ce lo riferisce il columnist del New York Times, Roger Cohen, dopo una chiacchierata su calcio e politica internazionale con lo storico segretario di stato di Richard Nixon e Gerald Ford, sostenitore del dottrina del realismo e stratega della politica estera Usa negli anni Settanta e per quasi un decennio. Secondo Kissinger, amante del soccer (come lo chiamano gli americani) e grande conoscitore dei suoi risvolti popolari e sociali in tutto il mondo, la nazionale americana non è ancora in grado di competere alla pari per la conquista della coppa del mondo (il gioco sta migliorando, ma ci vuole ancora molto perchè gli Usa rivaleggino con le grandi potenze calcistiche mondiali), al di là dell'1-1 con l'Inghilterra caratterizzato più dalla colossale papera del portiere inglese Greene.
Il fatto è, scrive giustamente Cohen, che il calcio è iscritto nei geni e nel sangue solo di poche nazioni al mondo. Su 18 edizioni del mondiale, infatti, Brasile e Italia ne hanno vinte la metà, mentre la Germania ha vinto altre tre edizioni. Kissinger pennella definizioni per ciascuna delle grandissime del football mondiale: «Il Brasile gioca il calcio migliore, l'Italia è specializzata nello spezzare la resistenza e il morale degli avversari, nella Germania ciascuno ordinatamente attacca e difende, come nei suggestivi movimenti delle truppe del generale Erich von Falkenhayn's durante la prima guerra mondiale».
Se il Brasile nel calcio rappresenta l'attacco - da Pelè a Garrincha, da Ronaldinho a Robinho - l'Italia rapresenta la difesa (Gentile, Scirea, Baresi, Cannavaro), il catenaccio, il contropiede. Come Rafael Nadal al Roland Garros, chiosa Cohen, l'Italia fa diventare matti i suoi avversari: «Credi sempre che sia lì per soccombere, pensi che non abbia più idee, ti sembra sempre in difficoltà...», e invece è quattro volte campione del mondo. Non è quasi mai una squadra bella da vedere, ma è vera e concreta. Non è una grande squadra solo sulla carta, è piuttosto una squadra che resiste all'impatto con l'avversario. I tifosi azzurri lo sperano anche per qusta volta, al di là dello scetticismo che sempre accompagna le prime uscite della nazionale italiana al mondiale.
Per la vittoria finale Cohen scommette, in buona compagnia, su Spagna e Brasile. Nel primo caso se le Furie Rosse riusciranno a manifestare tutto il loro potenziale offensivo con Torres, Villa, Xavi e Iniesta; nel secondo caso, paradossalmente, grazie a una difesa di primissimo ordine (composta in gran parte dagli interisti Julio Cesar, Lucio e Maicon). Olanda, Argentina, Italia e Germania le altre favorite per il culumnist del Ny Times. Possibile sorpresa il Ghana. E se gli Usa faranno bene - come Kissinger sa - ne avrà giovamento anche il presidente Obama. «L'indifferenza americana per il calcio per troppo tempo ha contribuito alle diffidenze di molti paesi del mondo, per i quali il calcio è davvero importante».