Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 20:37.

Emma Marcegaglia tra Vincenzo Boccia e Giampaolo Galli nel corso della conferenza stampa conclusiva delle Assise di Confindustria (Ansa)
Emma Marcegaglia tra Vincenzo Boccia e Giampaolo Galli nel corso della conferenza stampa conclusiva delle Assise di Confindustria (Ansa)
My24

La prima risposta è per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che qualche giorno fa, presentando il decreto sviluppo, aveva detto: è il momento che anche gli industriali facciano qualcosa per noi. «Noi facciamo tutti i giorni qualcosa per il Paese – ha risposto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, durante la conferenza stampa che conclude le Assise di Confindustria – Contribuiamo al 70% del Pil».

Alla giornata di incontri a porte chiuse hanno partecipato 5800 imprenditori. «Era un momento di confronto interno. Per questo abbiamo fatto votare agli imprenditori le priorità per rilanciare il Paese», ha detto Marcegaglia. Dal voto via sms è emerso, tra le altre cose, che la stragrande maggioranza delle imprese vuole crescere nelle dimensioni e nell'internazionalizzazione: «L'idea del ‘piccolo è bello' è da superare». Su questo punto il 67% dei partecipanti si è detto totalmente d'accordo, mentre il 20% abbastanza d'accordo. Il percorso è già avviato: nell'intervento conclusivo della seduta plenaria del pomeriggio Marcegaglia ha spiegato che il processo «è già in corso e avviato, le ditte individuali sul totale delle imprese italiane sono scese dal 60,9% del 2006 al 57,5% nel 2010». Negli stessi anni, inoltre, «le società di capitali sono passate dal 16,7% al 20,7% del totale delle imprese, da 702mila a 918mila».

«Abbiamo condiviso l'opinione – ha proseguito la Marcegaglia – che in una situazione dove la spesa pubblica dovrà calare, con una politica che ha un'agenda diversa dalla nostra, dobbiamo chiedere poche riforme chiare e non incentivi o sussidi: grandi riforme che permettano allo Stato di funzionare meglio e di lasciare più libertà alle aziende. Noi siamo pronti a fare più cose per le imprese, ad assumerci maggiori responsabilità. Una Confindustria con meno convegni rituali, meno liturgie e più servizi di qualità per le imprese». In questa direzione «abbiamo già messo in piedi 50 reti di impresa in 3 mesi, che coinvolgono 300 imprese e lo abbiamo fatto non per gli incentivi pubblici, ma per mettere insieme le imprese, i loro prodotti e servizi. L'obiettivo minimo da qui a un anno è arrivere a 200, coinvolgendo oltre mille imprese». Quanto alla razionalizzazione: «L'obiettivo che dobbiamo darci da qui alla fine del mio mandato è che ci siano accorpamenti dei servizi di Confindustria che coinvolgano almeno il 20-30% del sistema».

Nel corso dell'Assise è inoltre emersa l'idea della «privatizzazione della gestione dell'Istituto del commercio estero (Ice), per la quale noi siamo pronti a candidarci». Lo Stato, ha ribadito la leader degli industriali, «privatizzi la gestione dell'Ice, come Confindustria siamo pronti a prenderla in considerazione». L'internazionalizzazione è un punto chiave per per il futuro delle imprese italiane e «serve un sistema di promozione presente nei posti giusti, con le priorità giuste e con i mezzi necessari». C'è poi stato un «grande impegno contro la criminalità organizzata: chiediamo a tutte le associazioni, anche del Nord Italia, di impegnarsi, dal momento che il problema è ormai presente nelle regioni del Nord».

Quanto alle relazioni industriali, «l'accordo del 2009, che introduce il principio dei contratti flessibili, derogabili a livello aziendale ed esigibili, è un punto fermo e acquisito». Andando avanti su questa strada «ci sono aziende che vorranno mantenere la centralità del contratto nazionale, che dovrà essere più avanzato. C'è chi avrà la necessità di fare deroghe a livello aziendale e chi avrà la necessità di sostituire il contratto nazionale con uno aziendale. Con le nuove regole è possibile, noi accompagneremo le imprese in questo processo».

Sempre parlando dei rapporti con l'esecutivo, la presidente degli industriali ha detto: «Noi certamente vogliamo ragionare con il Governo, ma il feeling generale della sala è stato: facciamo più cose noi direttamente, perché spesso le risposte non arrivano o sono tardive». Un percorso da fare con tutti i sindacati, ma «in alcuni casi la Fiom non contratta più. La sua via alle relazioni industriali è quella giudiziaria».

Marcegaglia ha poi ribadito di aver condiviso «la scelta del governo di tenere i conti pubblici sotto controllo, adesso però il governo deve fare di più per la crescita. Lo ripetiamo da mesi». In tal senso Marcegaglia indica alcuni punti sui quali lavorare. «Servono misure - afferma - sulla semplificazione, sulle liberalizzazioni che non sono state portate avanti e sulla riforma fiscale per abbassare le tasse su imprese e lavoratori. Un imprenditore ha simulato quanto spenderebbe la sua impresa se fosse in altri paesi europei: dal 20 al 50 per cento di tasse in meno».

La leader degli industriali ha sottolineato che non si può accettare «che il Paese resti fermo. Il fisco è la più potente leva di politica economica per crescere. Abbiamo diritto a una politica che abbassa la pressione fiscale e la spesa pubblica insieme. L'Irap deve sparire e al contempo anche i lavoratori devono avere sgravi consistenti». Tutto questo, ha concluso, «si può e si deve fare con una vera riforma fiscale e limitando energicamente il perimetro dello Stato».

Quanto al decreto sviluppo: «Il nostro giudizio è articolato. Le semplificazioni sono buone, anche la rimozione di alcuni ostacoli per le insfrastrutture nell'edilizia. Il credito di imposta per la ricerca è positivo, ma non strutturale e non quantificato. Non ci piace, invece, il credito di imposta per le assunzioni: il rischio è che possa essere un mossa elettorale. Meglio sarebbe stato farlo per la ricerca e gli investimenti».

Commenta la notizia


Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.