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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2011 alle ore 08:11.
A Bergamo gli imprenditori parlano, discutono, si dividono. L'Ice è terreno di dibattito tra chi lo difende e chi lo affonda, la riforma di Confindustria viene chiesta, sollecitata o ritenuta poco prioritaria. Ma su tutto aleggia la voglia di parlare, anche di mettersi in gioco, di andare oltre «il classico rivendicazionismo», come lo definisce un imprenditore del Sud. Su come affrontare la globalizzazione, la parola più ricorrente è rete d'impresa. Aggregazioni per la ricerca, l'export, gli acquisti di energia. L'obiettivo è la crescita dimensionale, spalle più robuste per superare i confini europei, ormai considerato mercato domestico. Piccolo è bello suona romantico, ma poco adatto agli scenari futuri.
Centinaia di interventi negli otto laboratori organizzati alla fiera di Bergamo, migliaia gli interventi scritti inviati prima delle Assise, c'è voglia di partecipazione, apprezzamento per il metodo democratico, scommessa vinta quella delle Assise. Maggioranza e opposizione sono sul banco degli imputati. C'è chi parla di «politica incartata». Si chiede che le forze politiche recuperino la forza di decidere, di contribuire alla crescita del Paese. La burocrazia è il nemico numero uno.
Ma a Bergamo c'è anche la capacità di guardare dentro l'universo delle imprese private, via le aree grigie. La platea applaude quando vengono denunciati i crescenti ritardi nei pagamenti tra aziende, applaude Giorgio Fossa quando dice che «dobbiamo essere più trasparenti, dirci che anche nelle nostre imprese si annida evasione fiscale». L'education diventa teme prioritario, si arriva a interrogarsi sul futuro delle associazioni territoriali. Tre minuti per ogni intervento, il timer che scorre implacabile, diventa rosso allo scadere del tempo, ma nessuno protesta.
L'orgoglio imprenditoriale non è fiaccato. La rabbia per essere stati lasciati soli da un Governo che promette molto e realizza poco non porta alla voglia di isolamento. Partecipano in tanti, si divertono anche. In migliaia rispondono al sondaggio proposto a sorpresa da Oscar Giannino, nove domande dalle risposte sorprendenti per chi si aspettava imprenditori nemici delle tasse e insofferenti ai grandi problemi del paese.
Fausto D'Aquino
Siamo arrabbiati, non vediamo dal mondo della politica attenzione al mondo produttivo in senso ampio, lavoratori e imprese. Spesso sentiamo enunciazioni di principio condivisibili che quasi mai si traducono in risultati concreti. Una proposta? Puntare sulla meritocrazia, penso a premi di merito con crediti di imposta e sgravi fiscali, solo la meritocrazia ci salverà e darà vere opportunità ai giovani.
Cosimo Romano
Dobbiamo rassegnarci, dal Governo arrivano solo piccoli segnali, come il decreto varato un paio di giorni fa: pensano di tenerci quieti per un anno con queste cose? Dobbiamo contare sulle nostre forze, come associazioni imprenditoriali del Sud dobbiamo imparare ad allargare i nostri confini territoriali o settoriali, immaginare sviluppi diversi, progetti di grande respiro. In tutta Italia si discute di alta velocità, noi tra Puglia e Campania non abbiamo neanche la mezza velocità. Per non parlare della banda larga. Se non uniamo le forze imprenditoriali non andremo avanti.
Luigi Serra
Come Confindustria abbiamo insistito molto sulla formazione professionale, ora da Confindustria mi aspetto che investa molto sulla formazione imprenditoriale. Una formazione di alto livello, destinata ai giovani imprenditori, a chi ha avviato un'azienda e a chi vuole ampliarla. Abbiamo bisogno di capacità manageriale ma, anche, di valori.
Carlo Moretti
Confindustria deve diventare più snella, meno ripetizioni di competenze, meno riti, un centro unico di servizi messo a disposizione delle associazioni territoriali. E dobbiamo avere il coraggio di parlare chiaro: è giusto condannare i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, ma dobbiamo anche denunciare i ritardi dei pagamenti nel settore delle imprese private, fenomeno sempre più diffuso.
Giancarlo Losma
La priorità, in questo periodo di bilancio pubblico pazzesco, deve andare allo snellimento della burocrazia, le imprese sono costrette a impegnare tempo e risorse in operazioni troppo spesso inutili. E dobbiamo prendere atto, come imprenditori, che l'Ice funziona, ci permette di portare a casa risultati interessanti, come dimostra l'ultima esperienza varata in Cina con la collaborazione dell'Ucimu.
Adriana Aurelio
Bisogna razionalizzare sedi e servizi, ma non illudiamoci: se non interviene con forza il centro, le territoriali continueranno a resistere al cambiamento. E dobbiamo avere il coraggio di superare le associazioni merceologiche per arrivare a organizzare gruppi di filiera. E al Governo dobbiamo chiedere con forza mano burocrazia, molta di meno, non bastano gli assaggini di questi giorni.
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