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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2010 alle ore 08:47.
Questa guida è dedicata a tutti quelli che, al momento di cambiare la caldaia di casa, hanno pensato soltanto a comprare un modello non troppo costoso. A quelli che hanno sostituito le finestre senza controllare che il cassone della tapparella fosse ben isolato. E a quelli che hanno acquistato un condizionatore senza neanche leggere le prestazioni energetiche.
Piccoli e grandi errori, frutto di insuperabili "barriere culturali", come le definiva nel 2007 il dossier di «Generazione clima» coordinato dal Wwf: un mix di diffidenza e disinformazione che impedisce a tanti proprietari di fare gli investimenti giusti per ridurre gli sprechi di energia della propria casa (e, quindi, l'incidenza delle bollette e le emissioni di anidride carbonica).
La prima lezione da imparare è proprio questa: il risparmio è a portata di mano. Non si possono dare cifre valide per tutti, perché ogni edificio fa storia a sé, ma chi deve ristrutturare la propria casa farà bene a non trascurare le possibilità d'azione. «Un condominio con una vecchia caldaia può dimezzare la bolletta per il riscaldamento se effettua un buon intervento di isolamento del sottotetto e installa una caldaia a condensazione con termoregolazione e contabilizzazione del calore», spiega Franco Soma di Edilclima. Miracoli delle valvole applicate sui termosifoni per fare in modo che l'impianto resti centralizzato e la spesa (o, meglio, la maggior parte di essa) sia divisa in base ai consumi individuali.
Tecnicamente, il risparmio che in concreto si può ottenere dipende da tre fattori:
1) la bontà del progetto, che dovrebbe sempre prevedere interventi integrati;
2) la qualità dei componenti;
3) lo stato iniziale degli edifici e degli impianti.
Ovvio, quindi, che gli immobili "colabrodo" siano quelli in cui l'investimento per la riqualificazione si ripaga più in fretta. Pochi dati – in questo senso – bastano a inquadrare la situazione italiana. Secondo l'Istat, nel nostro paese ci sono 7,1 milioni di edifici a uso abitativo costruiti prima del 1971 e altri 3,2 milioni costruiti tra il 1972 e il 1991. La prima legge sul contenimento dei consumi energetici è la 373/1976, varata dopo lo shock petrolifero, poi seguita dalla legge 10/1991. Il grosso del patrimonio edilizio nazionale, dunque, è stato realizzato prima delle normative di settore, e anche quello più recente è lontano dagli standard imposti dalle direttive europee.
Tra il 2007 e il 2009, secondo l'Enea circa 590mila contribuenti hanno sfruttato la detrazione del 55% per il risparmio energetico, e almeno altri 240mila lo faranno entro il 31 dicembre di quest'anno. È chiaro, però, che rimangono margini di intervento enormi. Sempre che il bonus venga prorogato, come chiedono gli operatori e la Finco, la federazione che riunisce le aziende della filiera delle costruzioni: altrimenti, stando così le cose, il 55% finirà il 31 dicembre di quest'anno, e ai contribuenti rimarrà solo il 36% (già prolungato a tutto il 2012).
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