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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 08:48.
Ma come rassicurare una popolazione così timorosa come quelle italiana sulla sicurezza dell'atomo?
Contestualizzando il dibattito rispetto, appunto, allo scenario prospettico che riguarda proprio la sicurezza complessiva. A livello mondiale la domanda di elettricità è cresciuta vertiginosamente negli ultimi decenni e questo trend, spinto in primis dalle grandi economie emergenti, continuerà in futuro, aumentando di un ulteriore 40% al 2035. Abbiamo quindi due forze opposte: da una parte un fabbisogno sempre crescente; dall'altra parte la necessità di ridurre il ricorso alle fonti fossili che generano emissioni di gas ad effetto serra, ma che rappresentano più dei due-terzi della produzione di energia elettrica. È difficile quindi immaginare di rinunciare a quel 14% del totale che il nucleare fornisce senza comportare emissioni di gas climalteranti. Ad ogni modo, mi rendo conto che sebbene tali motivazioni costituiscano un elemento importante, non siano sufficienti a rispondere alle legittime preoccupazioni delle popolazioni.
Appunto. Consigli ai nostri manovratori?
Credo sia utile prendere esempio dalle esperienza di altri paesi e adoperarsi per la realizzazione di una attenta e capillare campagna informativa che possa illustrare i benefici e rischi. Evidenziando come nel mondo il nucleare abbia dimostrato fino a ora di essere una tecnologia affidabile e sicura, ma senza nascondere che il nucleare rappresenta una scelta di lungo periodo e non un'avventura momentanea. E che le procedure di sicurezza, controllo e gestione delle scorie richiedono un impegno serio e costante.
Intanto il dibattito sulla effettiva convenienza economica del nucleare non si placa. Trova, anzi, ulteriori motivi di scontro e di polemica. Il gas promette nel mondo una nuova abbondanza e prezzi in calo, mentre i costi delle centrali nucleari salgono di più di quanto previsto. Qualcuno mette in discussione la convenienza o addirittura la praticabilità di un ritorno al nucleare da zero, come quello che sta impegnando l'Italia. Che ne pensa?
Nel presentare il World Energy Outlook 2009 l'anno scorso avevamo lanciato un messaggio chiaro: l'effetto combinato di una domanda in calo dovuta alla crisi economica, l'aumento nella capacità di gas liquefatto e il boom della produzione di gas non convenzionale negli Stati Uniti avrebbero portato a un eccesso di offerta di gas naturale sui mercati mondiali. A distanza di un anno questa previsione è stata confermata e le analisi include nel WEO-2010 evidenziano che la cosidetta bolla gas potrebbe protrarsi per un periodo più lungo di quello che molti si attendono. La riduzione dei prezzi del gas naturale potrebbe quindi avere implicazioni negative nella realizzazione di centrali alimentate con altri combustibili, incluso il carbone, il nucleare e le rinnovabili. È il caso degli Stati Uniti, dove negli ultimi mesi diversi progetti eolici sono stati cancellati o posticipati.
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