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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 23:29.

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Il futuro dell'idroelettrico parte dal Mississippi, e fa a meno delle dighe. Foto Aaron Landry (Flickr)Il futuro dell'idroelettrico parte dal Mississippi, e fa a meno delle dighe. Foto Aaron Landry (Flickr)

Con ogni probabilità le future generazioni di impianti idroelettrici potranno fare a meno delle dighe, poiché si limiteranno sfruttare il naturale scorrere dei corsi d'acqua minimizzando l'impatto ambientale.

Stiamo parlando di impianti mini-idroelettrici. A differenza dell'idroelettrico tradizionale, che richiede grandi salti d'acqua (spesso ottenuti artificialmente con le dighe) gli impianti mini-idroelettrici ad acqua fluente sfruttano salti d'acqua non superiori ai cinque metri e prevedono l'installazione di turbine direttamente nel letto di un fiume. Questo tipo di tecnologia, fino ad oggi poco sfruttata, sembra ormai essere sul punto di diffondersi in tutto il globo. Soprattutto dopo che la Federal Energy Regulatory Commission (FERC) americana ha approvato le indagini preliminari per valutare la proposta di Free Flow Power, una start-up, di installare centinaia turbine idrocinetiche nelle acque del fiume Mississippi.

Il progetto prevede di posizionare le turbine su piloni ancorati al fondale - o su strutture già presenti nel fiume - in 88 diversi siti, opportunamente distanziati lungo la parte del fiume che attraversa il sud-est della Louisiana. Ogni turbina avrebbe una potenza che oscilla tra i 10 e i 40 KiloWatt, un diametro di 3 metri e sarebbe sufficientemente sollevata dal letto fluviale da intercettare la corrente in maniera ottimale. Le previsioni dell'azienda promotrice sono piuttosto ottimistiche: si parla di ottenere, di qui ai prossimi tre anni, una quantità di energia pulita sufficiente ad alimentare tra 250.000 e 1 milione di abitazioni americane.

Ma nonostante l'approvazione della FERC - e nonostante i 7,4 milioni di dollari che lo U.S. Department of Energy ha stanziato per i test dei prototipi - affinchè Free Flow possa raggiungere il suo traguardo è prima necessario valutare che le turbine non penalizzino la navigabilità delle acque (in particolare le rotte commerciali), che non creino problemi per la pesca e che la velocità di rotazione delle lame (quella prevista è 3 metri al secondo) sia sufficientemente bassa da minimizzare l'incidenza sulla fauna ittica.

Il progetto del Mississippi non è l'unico progetto che punta su questa tecnologia per ottenere energia idroelettrica in grande scala. Lo scorso 10 ottobre il Crown Estate britannico ha approvato la costruzione di MeyGen, una tidal farm da 400 MW che sorgerebbe nell'area costiera del Pentland Firth, in Scozia, e che soddisferebbe il fabbisogno energetico di quasi 400.000 famiglie. Una tidal farm è l'equivalente sottomarino di una centrale eolica, solo che al posto delle pale utilizza turbine sottomarine a doppia elica, capaci di sfruttare i moti ondosi laddove le correnti sono più forti. Progetti simili sono in pianificazione in altri siti del Galles, dell'Inghilterra e della Nuova Zelanda.

Nonostante ciò, il campo più promettente sembra essere proprio quello delle turbine fluviali. Il motivo è facilmente intuibile: "Nei fiumi l'acqua scorre in una sola direzione" spiega il direttore finanziario di Free Flow Power Henry Dormitzer "Non c'è sale nell'acqua e, nel caso del Mississippi, sono ormai cent'anni che analizziamo il flussi d'acqua e le loro velocità."
Spostandoci in Europa, l'Italia è considerata una delle nazioni con il più alto potenziale idroelettrico del continente. Non a caso, più del 70% dell'energia ottenuta ogni anno da fonti pulite deriva proprio dalle centrali idroelettriche che da decenni operano sul territorio (fonte GSE). Ma c'è di più, con la sua grande concentrazione di fiumi, rogge e canali, il nostro paese è particolarmente indicato per una diffusione massiccia di impianti mini-idroelettrici ad acqua fluente. Negli ultimi anni, in effetti, il numero di impianti di questo tipo è cresciuto significativamente. Secondo un rapporto di Legambiente relativo al 2010, i comuni italiani che soddisfano (seppur in parte) il proprio fabbisogno energetico attraverso impianti mini-idroelettrici sono 799. Gli impianti, la cui quasi totalità si concentra nel Nord Italia, garantiscono una produzione annuale di 2.860 GigaWattora, una quantità di energia sufficiente a soddisfare le esigenze di 1 milione e 100mila famiglie italiane.

Ma si può fare di più. Molto di più. Un progetto faraonico come quello del Mississippi non deve far pensare che questo tipo di approccio sia da circoscrivere ai grandi corsi d'acqua. Il mini-idroelettrico può essere applicato virtualmente a qualsiasi situazione in cui ci sia acqua fluente: dai canali di scarico delle aziende, agli acquedotti urbani, fino ai più piccoli torrenti. A questo proposito, in Europa c'è chi - come il progetto SMART e l'associazione ESHA - si sta occupando di promuovere questo tipo di progetti e, soprattutto, di informare cittadini e politici della necessità di esplorare una tecnologia idroelettrica meno invasiva.

La prospettiva più interessante è quella di sviluppare, di qui ai prossimi 10 anni, una rete diffusa costituita da centinaia impianti mini-idroelettrici (fino ai 15 MW di potenza) e micro-idroelettrici (fino ai 100 kW), che vadano a integrare i macro-impianti esistenti senza provocare ulteriori danni all'ambiente.

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