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Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 21:07.

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Green jobs, cresce la domanda di managerGreen jobs, cresce la domanda di manager

Si espande in Italia, come nel resto del mondo, il mercato dei green jobs, trainato dalla diffusione delle energie rinnovabili. Secondo una ricerca della società di recruiting Michael Page International, quest'anno nel nostro paese i posti di lavoro legati alla produzione di energia pulita sono aumentati del 17% rispetto al 2009. In crescita le assunzioni di profili manageriali, come project manager e site manager, capaci di gestire lo sviluppo degli impianti. Altre figure richieste sono gli addetti alle vendite, i business developer, che hanno il compito di individuare le zone dove conviene investire, e i progettisti degli impianti, che solitamente sono ingegneri elettrici ed elettronici.

Con i green jobs continua l'inchiesta del Sole24ore.com dedicata al lavoro (leggi le interviste ai capi del personale di Microsoft, Enel, Decathlon, Ikea; il decalogo sulle agenzie di selezione e i consigli per compilare il curriculum).

"Le aziende italiane e straniere attive nelle rinnovabili cercano project manager, in genere laureati in ingegneria gestionale o in economia e commercio, in grado di coordinare diverse iniziative sul territorio e persone dalle elevate competenze tecnico-scientifiche a cui affidare la progettazione e la gestione di sistemi complessi. I project manager vengono richiesti soprattutto da aziende che hanno sede nel Lazio, in Lombardia e nel Triveneto, mentre i site manager lavorano negli impianti, localizzati in prevalenza nel centro-sud. Il resto degli addetti, circa l'80% del totale, invece sono installatori e addetti alla manutenzione", spiega Emilio Luongo, responsabile della divisione Green Economy della società di selezione Gi Group e autore del libro Green Job, edito da Hoepli.

Dai green jobs alla green economy
In base ai numeri forniti dal Cnel (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro), nel nostro paese gli occupati nelle fonti energetiche rinnovabili (Fer) sono oltre 100mila. Le previsioni per il 2020 indicano oltre 51mila nuovi posti di lavoro, qualora i ritmi di crescita dovessero essere in linea con quelli attuali. In presenza di investimenti più cospicui, invece, i nuovi assunti sarebbero molti di più: da 102mila a 111mila. Si attende un'espansione costante dell'eolico e del fotovoltaico, mentre potrebbe guadagnare posizioni il settore delle biomasse, che necessita di interventi poco costosi e idonei a essere inseriti all'interno di aziende agricole e allevamenti presenti su tutto il territorio nazionale. "Tuttavia, il fenomeno diventa ancora più importante se non ci si limita a considerare soltanto le Fer. La green economy, a mio avviso, va intesa in modo più ampio, includendo anche la mobilità sostenibile, la bioagricoltura, la bioedilizia e la gestione dei rifiuti. E, ancora, stanno in questo ambito la scienza dei materiali, le iniziative che mirano al risparmio energetico e, più in generale, il movimento culturale che fa riferimento all'idea dello sviluppo sostenibile. Se ragiona così, si vede bene come le aziende green sono molte di più di quelle che si occupano direttamente di energia rinnovabile", fa notare Luongo.

E, in conformità con questo approccio, lo studio "Green Job: Towards decent work in a sustainable, Low-carbon World" curato da due agenzie Onu, l'Unep (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente) e l'Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sostiene che, solo in Germania, nel 2030 la green economy potrebbe raggiungere il 16% della produzione totale, con un numero di occupati superiore a quello dell'industria dell'auto. Il rapporto Eurispes stima che la green economy in Italia oggi valga circa 10 miliardi di euro, mentre a livello globale, in base ai dati della Banca Mondiale, la cifra sale a 810 miliardi.
"E' sempre maggiore l'attenzione da parte di organizzazioni non attive nelle Fer per chi può vantare competenze legate all'economia sostenibile e all'ambiente. Molto richieste sono le figure del green marketing manager e dell'energy manager, che si occupa di ottimizzare il consumo di energia", precisa Michela Santonastaso, project manager specializzazioni di Adecco, società di selezione che nel 2008 ha aperto una divisione Green Energies. E l'estensione della green economy sembra toccare anche il campo della comunicazione, spesso rivelatore e anticipatore delle tendenze più generali del mercato. "Cresce la richiesta di comunicatori con una formazione specifica sui temi dello sviluppo sostenibile. – evidenzia Erik Balzaretti, coordinatore del Master per la sostenibilità dello Ied di Torino, che dal 2005 ogni anno propone un piano di studi in comunicazione green per quindici posti – Negli ultimi anni circa la metà dei nostri iscritti ha trovato lavoro presso enti pubblici, regioni, province, municipi di grandi dimensioni, aziende comunali e agenzie di comunicazione. Gli altri, invece, in prevalenza impiegati presso enti pubblici, hanno scelto di frequentare il master per acquisire competenze preziose per il loro lavoro". Numeri piccoli, certo, ma che, insieme ad altri fattori, contribuiscono a delineare la trasformazione in atto.

Rinnovabili, formazione da migliorare
Non mancano, però, le ombre. Lo sviluppo del giro d'affari, spinto anche da incentivi pubblici assai elevati, in varie regioni, dalla Puglia alla Calabria, fino alla Sardegna, ha dato origine a operazioni commerciali che hanno attirato l'attenzione della magistratura. Inoltre, secondo il rapporto Enea del 2010 al salire dei consumi delle Fer (+16% nel 2009), non si è accompagnata una crescita proporzionata della filiera industriale, come, invece è avvenuto in altri paesi europei, Germania in testa. Con il risultato che l'Italia importa componenti in misura maggiore rispetto alla media dei paesi dell'Eurozona, principalmente nel fotovoltaico. "Ma adesso ci sono le condizioni per recuperare il terreno perduto. – afferma Luongo – Nel nostro paese, infatti, sono sorte numerose aziende in grado di realizzare tutte le tipologie di impianti basati sulle Fer e molte di queste riescono anche a esportare i loro prodotti".

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