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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2011 alle ore 14:36.

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La sfida italiana dei biocarburanti dalle alghe (Foto ReutersLa sfida italiana dei biocarburanti dalle alghe (Foto Reuters

Poi una scoperta importante ha aperto alla Biotema la strada verso la realizzazione di un prototipo: «Abbiamo capito che inoculando zuccheri si può triplicare la produzione rispetto al sistema fototrofico (basato sulla luce), ma si sviluppano anche muffe e batteri – prosegue Ferraresi – Abbiamo comunque deciso di continuare la sperimentazione anche in questa direzione e abbiamo chiesto dei fondi alla Regione Sardegna per realizzare un prototipo. L'idea è questa: in Sardegna bisogna risolvere il problema dello smaltimento del siero e della scocca di latte, sottoprodotti dell'industria casearia. Per noi quelle sostanze, opportunamente trattate, sono ideali per ottenere gli zuccheri per nutrire le alghe. Così smaltiamo il siero mentre continuiamo a sperimentare».

In stato più avanzato sono le ricerche portate avanti da Enalg, società che, in partenership con la spagnola Bfs, ha realizzato ad Alicante un impianto, già in funzione, affiancato all'enorme cementificio della messicana Cemex. Le alghe coltivate attraverso la fotosintesi assorbono la CO2 emessa dal cementificio e vengono poi estratte per farne biocarburante: 2,2 tonnellate di CO2 producono un barile di carburante. «L'impianto di Alicante è il primo al mondo capace di produrre a ciclo continuo petrolio dalla CO2 – spiega Willer Bordon, presidente del Consiglio di Amministrazione Enalg – L'obiettivo della nostra iniziativa è quello di avere una fonte energetica illimitata con una riduzione reale e progressiva della Co2, ma soprattutto la piena replicabilità industriale e imprenditoriale dell'iniziativa».

Riportate in Italia l'esperienza e la tecnologia spagnole, ora Enalg vuole verificare che la produttività di Alicante sia riproducibile anche da noi e ha avviato una collaborazione con Veneto Agricoltura per la realizzazione di un impianto dimostrativo sull'isola di Pellestrina. Lo scopo è riuscire a verificare la fattibilità di un impianto da 20-40 Mw che dovrebbe sorgere nell'area portuale di Venezia come elemento di un più ampio progetto di qualificazione energetica del porto. Enalg ha infatti già sottoscritto un accordo con l'Autorità portuale per la realizzazione, su un'area di circa 37 ettari, di una centrale elettrica a biocombustibile da alghe alimentate con CO2 di provenienza industriale.

Intanto anche Confindustria guarda con interesse alle alghe e Assocostieri, associazione di categoria dei produttori di biodiesel ha avviato, in collaborazione con l'Università di Firenze, il progetto di ricerca Mambo. (MicroAlghe: Materia prima per BioOlio) per verificare quale sia la tipologia di alga capace di dare risultati migliori. «L'elemento critico, come si può immaginare, sono i costi – spiega Maria Rosaria Di Somma, direttore generale Assocostieri – Bisogna misurare il bilancio energetico, valutare la resa di olio delle varie tipologie di alghe e la possibilità di valorizzare anche i sottoprodotti della lavorazione. Ora dobbiamo fare i conti e stimare le risorse necessarie per la realizzazione di un prototipo, ma crediamo molto nelle potenzialità del settore e siamo determinati ad andare avanti».
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