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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2011 alle ore 09:07.

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Le fonti verdi valgono 21 miliardiLe fonti verdi valgono 21 miliardi

Ma a quale prezzo, visto che la bolletta delle imprese italiane pesa il 30% in più della media europea? «Certo, i fondi per le rinnovabili rendono la bolletta più pesante del 10% - risponde Marangoni di Althesys - ma i combustibili arrivano a oltre il 41% e i costi di rete al 15%. Allora non usiamo più petrolio, gas e carbone? Non trasportiamo più l'energia? Dire che una voce pesa tanto o poco di per sé non vuol dire molto».

Sarà, ma sono molto arrabbiate per i rincari non solo le grandi industrie energivore, ma anche le piccole e medie imprese, in particolare quelle del manifatturiero. E ne hanno tutti i motivi: secondo uno studio coordinato da Carlo Stagnaro dell'Istituto Bruno Leoni, il peso degli incentivi alle fonti rinnovabili è pagato per il 31,8% proprio dalle piccole e medie imprese, per il 26,2% dalle famiglie, per i1 28% dalle microimprese come negozi e uffici, per il 2,2% per l'illuminazione stradale e per l'11,4% dalla grande industria. Questo per un sistema di sconti differenti sulle tariffe.

Che fare allora? Tagliare gli incentivi, altrimenti si pagheranno 41 miliardi fino al 2032, dice l'Istituto Bruno Leoni. No, tuona l'industria del settore: vuol dire tagliare il futuro che deve essere meno inquinante e meno dipendente da gas e petrolio provenienti dall'estero.
Sullo sfondo, poi, c'è l'incognita nucleare, che comunque secondo l'Unione europea non può essere considerato fonte rinnovabile ed è fuori dai calcoli della direttiva 20-20-20.

Di certo, la revisione degli incentivi in corso ha avuto il merito di aprire la discussione su questi temi importanti per il futuro del nostro paese. E di fare emergere un'industria nascente della green energy dagli indicatori incoraggianti, al netto di accuse di speculazione e delle inchieste in corso in diverse procure sulle infiltrazioni della criminalità.
Un'industria che da domani sarà in vetrina al Solarexpo di Verona, sotto i riflettori internazionali. E che chiede non più soldi, ma certezza del diritto e stabilità regolatoria nel tempo. Per non passare dal sole alla notte (della crisi).

twitter@lauralaposta

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