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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2011 alle ore 08:58.
Fotovoltaico, si riparte. Ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale (numero 109 del 12 maggio) il decreto interministeriale dello Sviluppo economico e dell'Ambiente del 5 maggio che introduce il quarto conto energia, vale a dire il nuovo regime di incentivi per il fotovoltaico. Può così ricominciare, su basi normative solide (e si spera non più modificate per i prossimi anni, come promesso dal governo) un comparto che ha un giro d'affari annuo di 11,5 miliardi di euro (fonte A.T. Kearney).
Nel testo è confermato il bonus aggiuntivo del 10% sull'incentivo per queli impianti realizzati per almeno il 60% con forniture europee.
Dopo il blocco del terzo conto energia, durato appena due mesi e vittima degli effetti del decreto salva-Alcoa (58mila impianti hanno chiesto gli incentivi dorati del secondo conto energia prorogati), le aziende del settore stanno aggiornando le strategie.
Molte imprese si stanno rifocalizzando sugli impianti di talgia domestica o di piccola potenza (sotto i 200 chilowatt per quelli a terra in regime di scambio sul posto e sotto un megawatt per quelli sui tetti), i quali godono ancora di buoni incentivi e di un iter autorizzativo non impossibile (si vedano le Istruzioni per l'uso sul Sole 24 Ore di mercoledì e di ieri).
Fra questi, spiccano il più grande realizzatore di impianti fotovoltaici, la brianzola Enerpoint di Paolo Rocco Viscontini, e la concorrente Enerqos (sede a Sesto San Giovanni) della famiglia Landi, ma anche i maggiori produttori italiani di pannelli: la veneta Solon di Domenico Sartore e la laziale Solsonica della famiglia Mutti. Sperano in buoni risultati dal bonus del 10% attribuito dal decreto a chi acquista pannelli e inverter made in Europe la marchigiana Brandoni Solare, che produce moduli di alta qualità, e i big degli inverter (il cuore tecnologico di un impianto): l'americana-toscana Power-One, l'emiliana Elettronica Santerno del gruppo padovano Carraro, la veneta Riello Elettronica, l'emiliana Bonfiglioli.
Le imprese specializzate nelle grandi centrali solari, invece, attendono con impazienza la pubblicazione online, da parte del Gestore servizi energetici (Gse), delle regole tecniche per iscriversi al nuovo registro dei grandi impianti, temuto e burocratico elenco che metterà in un'incerta graduatoria i parchi fotovoltaici più meritevoli di incentivi pubblici. Le regole sono attese entro lunedì mattina, e la prima finestra per chiedere l'iscrizione al registro è dal 20 maggio al 30 giugno. Si prevede che la maggior parte dei grandi impianti in cantiere chieda l'iscrizione, per pararsi in caso di ritardi negli allacciamenti che comporterebbero l'iscrizione obbligatoria dalla quale sono ora esentati fino al 31 agosto.
Tra le utility, l'Enel Green Power attraverso l'Enel Si vuole raggiungere la leadership (con una quota del 20-25%) del mercato retail, che sarà il 50% delle installazioni nel 2015, e investirà un miliardo nel fotovoltaico. Sorgenia ha invece annunciato che la vendita al fondo spagnolo Tierra Firma di 13 impianti non è un disimpegno ma la valorizzazione di un investimento per aprire la strada a ulteriori investimenti sulle rinnovabili per 500 milioni fino al 2016.
A parere di Franco Traverso, a capo del gruppo Silfab, rimane nell'economia locale il 73% del reddito generato da un impianto fotovoltaico da un megawatt, e quindi non hanno senso le paure antisolari. Aggiunge Andrea Sasso, amministratore delegato dell'EdF Enr Solare, filiale del gruppo elettrico francese EdF, che «nonostante la volontà di essere ottimisti e di avere una visione di medio-lungo periodo, vi sono però due aspetti negativi, la crescente burocrazia e la mancanza di salvaguardia dei diritti acquisiti».
Intanto la Corte costituzionale ha bocciato una parte del decreto sulle misure urgenti in materia di energia, come il nucleare. Con la sentenza 165 depositata ieri in cancelleria, la consulta ha stabilito che per la trasmissione, la distribuzione e la produzione dell'energia e delle fonti energetiche che rivestono carattere strategico nazionale il Governo debba obbligatoriamente trovare l'intesa con le Regioni, senza poter far ricorso a poteri sostitutivi. Ha così accolto parte dei ricorsi promossi da Toscana, Puglia e Provincia di Trento.
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