Tecnologie EnergiaL'acqua è minacciata (anche) dalla produzione energetica, l'Onu indica la strada da seguire
L'acqua è minacciata (anche) dalla produzione energetica, l'Onu indica la strada da seguire
di Gianluigi Torchiani | 20 marzo 2014
Nel pianeta ci sono 768 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, mentre un essere umano su tre non possiede servizi idrosanitari adeguati. Inoltre, circa 1,3 miliardi di uomini non dispongono della corrente elettrica. Più dei numeri, però, l'aspetto preoccupante è che a soffrire di queste privazioni sono sempre le stesse persone, perché la mancanza di risorse idriche fa spesso il paio con quella di energia. Ecco perché la Giornata Mondiale dell'acqua promossa dalle Nazioni Unite, in programma il 22 marzo, è dedicata proprio al rapporto strettissimo (ma poco approfondito) tra acqua e energia. Basti pensare che buona parte delle tecnologie oggi disponibili per la produzione e trasmissione di energia richiede l'utilizzo delle risorse idriche, in particolare per quanto riguarda le fonti energetiche idroelettriche, nucleari e termiche.
Si tratta cioè delle tecnologie attualmente dominanti, tanto che il 90% della generazione elettrica globale è considerato water intensive. D'altro canto, circa l'8 % della produzione globale di energia è utilizzata per il pompaggio, trattamento e trasporto dell'acqua ai consumatori finali. In buona sostanza, senza acqua è difficile produrre energia, ma anche senza energia è arduo trasportare e potabilizzare le risorse idriche. Un circolo vizioso, insomma, difficile da spezzare e che peggiora la già difficile esistenza delle centinaia di milioni di persone che vivono nelle baraccopoli del Terzo mondo o nelle aree rurali isolate. Il problema, tra l'altro, anziché risolversi, rischia di aggravarsi nel medio termine: entro il 2035 la domanda di energia globale è attesa in crescita del 50%, aumento che a sua volta richiederà un +85% di consumi idrici, scatenando una vera e propria competizione mondiale sulle risorse d'acqua (di cui già oggi si colgono le prime avvisaglie).
Senza contare che il cambiamento climatico, dato ormai quasi per irreversibile dalla comunità scientifica, rischia di mettere ulteriormente sotto pressione le già limitate risorse idriche, soprattutto nei Paesi emergenti. La stima è che, già nel 2025, ci potrebbero essere 2,4 miliardi di persone alle prese con "un'assoluta scarsità d'acqua". Cosa si può fare allora per rompere questo circolo vizioso e raggiungere, invece, gli ambiziosi obiettivi in materia? Secondo le Nazioni Unite la prima cosa da fare è rendersi conto della sua esistenza e, dunque, del legame strettissimo tra acqua ed energia. La strada maestra è l'efficienza: occorre comprendere che risparmio energetico significa risparmio di acqua e viceversa, cercando di diminuire gli sprechi in entrambi i comparti. Inoltre, incentivi, politiche fiscali e di prezzo dovrebbero essere calibrati per favorire una migliore allocazione di entrambe le risorse.
Da un punto di vista più operativo, invece, i decisori dovrebbero comprendere che le scelte prese oggi per soddisfare i fabbisogni energetici crescenti avranno un diretto impatto sulla futura disponibilità d'acqua. Sul banco degli imputati finiscono, ovviamente, le fonti fossili: ogni anno tra i 15 e i 18 miliardi di metri cubi di risorse idriche sono contaminate dalla produzione di combustibili tradizionali (petrolio, gas, carbone). Anche la tecnologia Ccs (carbon capture and storage), su cui si fa affidamento per ridurre le emissioni inquinanti delle centrali tradizionali, rischia di gravare ulteriormente sulla disponibilità di acqua. Ma anche i carburanti alternativi non entusiasmano: il raggiungimento del target cinese al 2020 sul biofuel, secondo l'Onu richiederebbe un ammontare d'acqua pari alla portata annuale del Fiume Giallo. Promosse, invece, la maggioranza delle fonti rinnovabili, in particolare l'eolico, ritenuto una risorsa energetica a basso consumo d'acqua. La geotermia, invece, rischia di avere conseguenze negative sulla disponibilità idrica. Nonostante la complessità della sfida, il recente passato autorizza comunque a un moderato ottimismo per il futuro: negli ultimi due decenni (1990-2010) ben due miliardi di persone hanno guadagnato l'accesso all'acqua potabile.