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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2010 alle ore 09:57.
Una moda, una pazzia, una forma diversa e nuova di vivere il calcio. Che piace o che non piace, a seconda. In questi primi giorni di mondiale - ed era stato ampiamente previsto - si è parlato molto di vuvezelas, le tremende trombette usate dai tifosi sudafricani durante le partite. «L'effetto è disturbante, come potrebbe esserlo quello del motore di un aereo che sta fermo per ore sulla pista di decollo», scrive la nostra inviata dal Sudafrica Maria Luisa Colledani. Già si sprecano le reazioni, in particolare di chi deve confrontarsi seriamente con il rumore assordante durante la partita, e cioè i calciatori. C'è un fronte compatto, e probabilmente maggioritario, che le contesta aspramente: ne fanno parte Cristiano Ronaldo e Patrice Evra della Francia, per fare solo qualche nome importante, ma anche il nostro attaccante Giampaolo Pazzini, che non è ancora sceso ufficialmente in campo, ma è già preoccupato degli effetti sonori delle vuvù.
In effetti non ha torto, il Pazzo: «Non è solo il fischio dell'arbitro che si rischia di non sentire. Da fuori non si capisce, ma in campo si urla e ci si chiama: è un vero e proprio mercato. Così non si sentirà per nulla la chiamata del compagno. In pratica, bisogna abituarsi a giocare al buio, o meglio al silenziatore». Un'analisi efficace, che rimanda anche all'importanza dell'abitudine nel gestire i movimenti e gli schemi in campo, specie in un calcio tattico come quello italiano. Di opinione diametralmente opposta, ovviamente, il portiere dei Bafana Bafana, Itumeleng Khune, meravigliato anzi di un suono troppo debole delle trombette dei tifosi di casa. «Nella partita contro il Messico pensavamo che il pubblico sarebbe stato il nostro dodicesimo uomo in campo, e invece non è stato così». Forse pensava a un aiutino per deconcentrare i giocatori messicani?
In verità fa spallucce sul problema vuvù anche il difensore inglese Jamie Carragher, in forza al Liverpool: «Se mi danno fastidio le vuvuzelas? Signori, io gioco ad Anfield...», ironizza, ricordando il calore e il proverbiale ossessivo tifo che risuona all'interno dello storico stadio dei Reds. Commento simile da parte dell'argentino Diego Forlan, secondo cui le urla dei tifosi in uno stadio pieno producono lo stesso risultato sonoro per chi sta in campo.
Atteggiamenti differenti di fronte al problema, quindi, con il presidente della Fifa Blatter che chiarisce di non voler prendere minimamente in considerazione l'idea di bandire le trombette dagli stadi di Sudafrica 2010. «Vorreste che venissero vietate le usanze dei vostri fans? Ho sempre detto che l'Africa ha ritmi differenti e diversi suoni». Tra l'altro gli appassionati di calcio - e i tifosi milanisti in particolare - dovrebbero ricordare le assordanti trombette delle finali della vecchia coppa intercontinentale in Giappone e dell'attuale mondiale per club. L'effetto è il medesimo, solo che a Tokyo l'intensità del suono aumenta quando l'azione si fa più pressante e l'occasione da gol è più nitida. Una cosa che piace tantissimo ai tifosi giapponesi e un disagio che per i calciatori dura, per fortuna, solo una partita.